Kate Reddy è una donna che ha tutto: un marito premuroso, due bambini bellissimi e biondissimi, una bella casa e un impiego ben avviato nella finanza, che però le fa vivere con sensi di colpa il proprio ruolo di moglie e madre. Ma proprio mentre, con mille difficoltà, riesce ad incastrare i vari impegni, a complicare il tutto ci si mette un nuovo cliente gentile e affascinante.
Smessi i panni glamour e gli aperitivi con le amiche di Carrie Bradshaw a favore di più sobrie mises e cene di lavoro, Sarah Jessica Parker tenta per l’ennesima volta il rilancio sul grande schermo con una commedia di Douglas McGrath tratta dall’omonimo best seller di Allison Pearson. Ma come fa a far tutto? Si chiede il titolo, lasciando intendere nelle intenzioni, una sorta di scanzonato vademecum per le nuove donne funambolicamente sospese tra mille impegni, dietro il quale si rivela, all’opposto, una favoletta zuccherosa e fondamentalmente ipocrita. Se da un lato, infatti, è difficile trovare qualcosa di esemplare o ammirevole nell’irritante personaggio di una sciocca svampita che parla solo dei propri figli, totalmente priva di senso pratico e savoir faire; dall’altra suona quasi beffarda l’allusione a quel “tutto” che in virtù di non si sa quali meriti, la nostra riesca a conciliare, trattandosi, non di un’operaia ai minimi sindacali con quattro gemelli a carico, bensì di alto borghese, ben coniugata e altrettanto comodamente assestata in appartamento lussuoso, provvista perfino di baby-sitter. Questo, per giunta, muovendosi in un mondo idealizzato e patinato nel quale non c’è traccia di maschilismo o mobbing e dove è possibile fare ogni sorta di figuraccia e discettare di marmocchi con i propri, magnanimi, capi senza essere silurate o spedite a far fotocopie.
Insomma, il materiale di partenza è quel che è, e non basta l’impegno del buon cast (su tutti le due star della tv: la meravigliosa rossa di Mad Men Christina Hendricks e Kelsey Grammer, indimenticato dott. Frasier Crane) e dello stesso McGrath – spesso attore e brillante sceneggiatore (suo lo script di Pallottole su Brodway) per Woody Allen – nel vivacizzarlo con brio e inserti da finta inchiesta per dissimulare sotto una veste brillante un apologo moralista e stucchevole sulle gioie della famiglia e della maternità. Un prodotto che guarda esclusivamente al target più affine alla protagonista: quello delle madri ricche e in carriera. Le altre, quelle che si arrabattano per arrivare a fine mese, quelle del “vorrei ma non posso” o quelle del “signorina, lei è sposata?“, potrebbero – all’opposto – sentirsi prese leggermente per i fondelli.