Dalla nostra inviata Giovanna Barreca
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Nel 2005 vinse il Nastro d’Argento per La febbre di Alessandro D’Alatri e da allora il giovane autore di colonne sonore, compositore, direttore d’orchestra (ma anche ingegnere e spazializzatore del suono) Louis Siciliano ha continuato a ricevere premi e grandi consensi a livello nazionale e internazionale. Ha portato avanti un suo percorso personale che spesso si è intrecciato con quello di grandi autori del nostro cinema – basti pensare alle musiche create per Happy Family di Gabriele Salvatores, come con registi emergenti: uno su tutti Aureliano Amadei che portò a Venezia, riscuotendo un’ottima accoglienza, 20 sigarette dove Siciliano ha dimostrando grande generosità e sensibilità a lavorare in sottrazione ‘nell’accompagnamente’ della storia sulla strage di Nassirya, dove il regista rimase incolume ma diversi soldati morirono.
All’interno dell’aperitivo che il Festival internazionale del cinema di Roma ha organizzato per la presentazione del focus sulla Gran Bretagna, protagonista nella prossima edizione della kermesse -29 ottobre/6 novembre – Siciliano ci racconta in esclusiva del nuovo progetto che lo vede coinvolto non come musicista ma, per la prima volta, come narratore di una storia che – attraverso un viaggio in diversi paese europei – vuole portare il pubblico a conoscere profondamente la cultura gitana attraverso la sua musica. L’intento principale è portare più conoscenza e consapevolezza perchè diminuiscano i pregiudizi nei confronti di un nobile popolo dalle forti tradizioni. Dal 1997 quando si diplomò in Sound Engineering presso l”Audio Institute of America’ sotto la guida di Peter Miller (ingegnere del suono dei Beatles), Siciliano ha fatto del viaggio un ulteriore momento di studio e d’ispirazione tanto da raggiungere anche località impervie del mondo: dal Belize, al Guatemala, passando per l’Africa equatoriale e la Guinea.