La voce più letta e studiata della nostra letteratura era un cronista? Sì, Jesus Garcés Lambert, regista di Dante – Il sogno di un’Italia libera, in onda il 27 dicembre su Rai2 e poi disponibile su Raiplay, punta l’attenzione su Dante capace, come pochi suoi contemporanei, di analizzare il proprio tempo, di vederne – da una prospettiva privilegiata e dolorosa com’è l’esilio – i protagonisti nella giusta ottica, denunciando i loro misfatti e, non a caso, collocandoli in precisi gironi infernali nella sua Comedia che, solo cento anni dopo – grazie a Boccaccio – tutti noi impareremo a conoscere, amare e studiare come La Divina Commedia. Un Dante che trova un posto, come si dice nel film: “per posizionarsi al di là della storia ma da questo al di là abbracciare la storia del mondo e anche quella individuale”.
Nel docu-drama – coproduzione italo-francese (GA&A Productions/ARTLINE con RAI Documentari e ARTE GEIE) e quindi con inevitabili aspetti didascalici per aiutare i più a conoscere la figura del poeta – Lambert, partendo da un soggetto di Diego D’Innocenzo e di Luca Marchetti, unendo aspetti di pura fiction a interviste a docenti universitari provenienti da facoltà europee prestigiose, racconta il travaglio interiore di Dante alle prese con i giochi di potere, prima di Papa Bonifacio VIII, poi dei Guelfi neri, dei Guelfi bianchi e del ruolo delle famiglie fiorentine, soprattutto quello del Cavalier Corso Donati. Nella sua fuga da Firenze, allontanandosi dalla”palude della curia papale” (come precisato nel film), con il tempo, quando la fiducia in uno suo veloce rientro in patria svanirà, perderà i suoi punti di riferimento e inizierà ad aver paura anche di perdere la sua identità. Non a caso Lambert lo mostra al pubblico mentre vaga per un bosco fitto, la selva oscura dove si perderà. “Mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita” scriverà nella sua Comedia.
Non vengono raccontati gli anni del poeta giovane che scrive d’amore, di ideali ma solo quelli cruciali di inizio 1300 quando scegliere di schierarsi per amore della sua patria e lancia invettive contro la corruzione, in quell’Italia che stava diventando “bordello”, come scrive nel VI canto dell’Inferno: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello”.
L’impianto drammaturgico del film funziona soprattutto nell’evidenziare la partita a scacchi tra Papi (prima Bonifacio VIII e poi Clemente V) e il re francese Filippo, il Bello per conquistare Firenze. Il primo che delude Dante è proprio Bonifacio VIII – uno dei primi che capì l’importanza della comunicazione attraverso le immagini – e che Dante metterà, non a caso, all’Inferno per aver tradito. E l’ultimo a deluderlo sarà l’Imperatore Enrico VII che, nel suo viaggio in Italia, non riuscì a sanare lo scontro tra Guelfi e Ghibellini.
Rispetto a tanti altri film commissionati per i 700esimo anniversario della morte di Dante, il film di Lambert ha un respiro internazionale e indaga approfonditamente non solo il poeta ma l’uomo politico che vuole combattere la corruzione, che vuole a tutti i costi salvare la sua Firenze. Lambert – regista noto al grande pubblico per il film Caravaggio – l’anima e il sangue – ha voluto tornare sulla forza e il potere politico che da sempre esercita la Chiesa. Non a caso, il capitolo più affascinante del film è proprio quello dell’incontro – scontro prima tra Filippo e Bonifacio VII e poi quello, sempre tra il Re e il Papa Clemente V.
Nel cast troviamo: Bernardo Casertano (Dante), Gipeto Marco Brancato (Bonifacio VIII), Giovanni Moschella (Cardinale Boccassio), Francesco Petruzzelli (Filippo il Bello), Daniel De Rossi (Carlo di Valois), Camillo Marcello Ciorciaro (Guglielmo di Nogaret), Alessandro Tirocchi (Corso Donati), Mariagrazia Toccaceli (Beatrice).
giovanna barreca