Tornano gli Sguardi sonori con l’inizio della nuova stagione cinematografica e non si può non gettare uno sguardo – sonoro, ovvio – alla 69/esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, e alla musica che ne ha accompagnato lo svolgimento. E non si può non iniziare il nostro excursus con i documentari musicali.
Come spesso avviene nei festival, i lavori non di finzione dedicati a cantanti e musicisti la fanno da padrone in questo ambito, in questo caso poi sono stati ben 3: Bad 25, impagabile ed elettrizzante tributo di Spike Lee al talento di Michael Jackson in occasione dei 25 anni dell’uscita dell’omonimo disco, ricostruendo il processo che ha dato vita alla sua musica e riflettendo sull’importanza del ritmo e della precisione tanto nella creazione quanto nella profondità dell’uomo; Finestre rotte di Stefano Pistolini che segue Francesco De Gregori durante la sua contemporaneità, riflettendo sull’essere artista superati i 60 anni e rinnegando la biografia per il diario intimo e diretto e infine Enzo Avitabile Music Life, l’imprevisto e sorprendente omaggio di un maestro come Jonathan Demme a un grande del blues e del folk partenopeo, seguito attraverso le strade di Napoli che risuonano della sua musica.
Ma Venezia 69 è stata anche l’occasione per la conferma o la riscoperta di grandi maestri italiani della musica per film come Carlo Crivelli, autore di prove autorevoli in concorso come nel caso di Bella addormentata di Bellocchio o E’ stato il figlio di Ciprì che gli sono valsi il premio Roma Videoclip, o Pino Donaggio, tornato al lavoro con Brian De Palma per il sontuoso score – tra sinfonie à la Hermann ed elettronica – di Passion. Anche se il vero trionfatore è forse Jonny Greenwood chitarrista dei Radiohead di nuovo pronto a regalare a un film di P. T. Anderson, in questo caso The Master, un lavoro pregevole e intenso.
Se è vero però che il successo di una colonna sonora lo si stabilisce dal fatto che lo spettatore la fischietti o la canti dopo la visione del film, fa un po’ di tristezza pensare che il colpo mediatico di Venezia sia la rivalutazione socio-musicale (già partita presso alcuni intellettuali) di Britney Spears in Spring Breakers, la cui Everytime, reinterpretata da James Franco, accompagna una goliardica sequenza a episodi di furti e rapine che è divenuta di culto alla Mostra. A ciascuno il suo cantante.