Presentato a Roma al Nuovo Cinema L`Aquila La Guerra dei Corti, film-raccolta dei cortometraggi firmati da Jonny Triviani e Giulia Carla De Carlo. Dodici brevi episodi di varia ispirazione che inaugurano il nuovo Dogma008, manifesto cinematografico di ispirazione lars von trieriana basato sul connubio tra realtà e ironia della rappresentazione filmica.
02/03/09 – Veramente una piacevole sorpresa quella di Dogma008. Volti giusti, personaggi giusti, espressioni facciali al limite del grottesco calati però in situazioni molto reali. Potremmo dire che i due registi/sceneggiatori de “La Guerra dei Corti”, Jonny Triviani e Giulia Carla De Carlo, – principali propulsori di questa pazza maratona filmica che abbraccia varie epoche di fattura (il viso di Triviani che si evolve ne è la testimonianza) – calati nella letteratura dell`800 sarebbero stati sicuramente qualcuno come il Manzoni. Non per nulla i canoni del loro Dogma propongono i binomi del vero come soggetto, e dell` utile come mezzo, anzichè scopo. Allo scopo farei coincidere invece più una sorta di comicità malinconica, tesa alla riflessione anche dei problemi sociali, umani. Il merito di quest`opera difatti risiede proprio nello strano collante di fondo: ridere e nello stesso tempo riflettere. Gli occhi attraverso cui Triviani e la De Carlo ci immergono in questa dimensione sono quelli del filmaker John Dylan che, scorato nella sua fallimentare attività , rinuncia alla proprio arte filmica e mentre sta per appendere al chiodo la telecamera, è risucchiato dalle sue storie già girate e quasi costretto a riviverle risucchiato dalle stesse, per renderle più riuscite e definite. Tutto risulta come una comicissimo viaggio dantesco dove il fine ultimo del filmaker è non arrendersi mai, nonostante la povertà di attrezzature che si adottano (qui il pregnante parallelismo, con una velleità di sfumatura in più, a von Trier). Questo è esattamente il messaggio che si vuole dare a tutti quelli che hanno in mente un`idea, sia che la vogliano attuare da zero sia che l`abbiamo già accantonata. L`immagine simbolica – anche assai catartica, purificatrice e funzionale a comprendere tutto – è quella del famoso salto dentro il magazzino abbandonato, che fa da stacchetto tra un corto e l`altro e con cui Triviani entrerà di sicuro nell`immaginario collettivo. à l`azione/frame che riassume, comunica e lega tutta La Guerra di corti.
La confezione d`intenti da cui partono Triviani e la De Carlo per incuriosire e attirare il pubblico è quella di rinnovata e ritrovata matrice `trieriana`, per quanto riguarda la povertà dimostrativa di mezzi utilizzata nonostante il grande fine a cui si vuole arrivare. Ciononostante non posso comunque fare a meno di vedere echi di altra e varia natura dentro “La Guerra dei Corti”. Farquest… è stilisticamente molto `tarantiniano` nelle scene e insieme molto `trumaniano` in quella sua bramosia di mostrarci come l`italiano sia visto dagli altri paesi del mondo; Rutti nello spazio ci fa scorgere una onomatopeica dei personaggi alla Ciprì&Maresco, ma molto più espressiva; Arsenio in 10 minuti, presa in giro `casalinga` dei generi alla Kill Bill in chiave `Toho Animation`; Tacsi Draiver (scritto proprio così!) è devastante nella sua semplicità , sembra estrapolato da una scena di Thomas Milian rivisto in maniera più politically correct (ma neanche troppo, viste le reazioni del tassista!); Essere o non essere Robert De Niro che fa ridere già dal presupposto del suo protagonista, Abdul, che va alla ricerca di fortuna attoriale a Cinecittà ed è vittima di un dialogo esistenzial-surreale con un improvvisato avventore dell`ultima ora molto molto suscettibile; La Trilogia della carne se fosse più approfondita anticiperebbe di molto la comicità di un Maccio Capatonda; Stop è il corto sicuramente con una poetica e uno stile più riuscito, quello che ci fa riflettere sulla sicurezza del lavoro, quello con una interpretazione più sentita non necessariamente per il suo evidente taglio maggiormente drammatico e malinconico (anche perchè spunti per ridere ce ne sono anche lì grazie ad un`esilarante voce fuori campo molto particolare); stessa funzione attribuisco ad Abdul cerca casa, che oltre a far sorridere per il delizioso piccolo `tema del gatto`, ci fa scoprire un`intera comunità e patrimoni artistico/paesaggistici vicino a noi ma che magari alcuni (me compreso) non sapevano neppure di avere (la Ciociaria). Il corto Titoli di coda è quello che forse fa presa minore (data anche la sua pseudo funzione conclusiva), perchè la vera conclusione la crea il curioso Effetto Domino, che ha provocato in me una specie di transfert alla Nostra Signora dei Turchi, con degli strani incroci d`azione `lara croftiani`. Esco dalla sala elettrizzato e convinto di aver vissuto io stesso altre 9-10 vite in poco tempo. Due cose sono sicure: la De Carlo ci riserverà delle altre grandi e piacevoli sorprese interpretative e sceneggiative; e Triviani, nella sua genialità da `factotum onnipresente e onnivoro` da film (quasi come un moderno von Stroheim – qui ormai i `von` si sprecano! -) almeno in Italia, coprirà quel buco attoriale (ma non solo) che tanto vorremmo riempito e ci ricorda quel camaleonte di gomma di Jim Carrey.
(Alex de’La Rosa)
Titolo originale: La guerra dei corti
Produzione: Italia, 2008
Regia: Jonny Triviani e Giulia Carla De Carlo
Cast: Jonny Triviani, Giulia Carla De Carlo, Gianluca Jacquier, Gabriele Cometa, Valeria Forlini, Vanessa Formichetti, Marianeve Leveque, Maurizio Di Meo, Laura Sampedro, Georgia Palleschi, Maura Ragazzoni
Durata: 110′
Genere: Film simbolo del Dogma 008
Distribuzione: Margot Produzioni