Ascolta l’intervista di, RADIOCINEMA, a cura di Giovanna Barreca, a:
(Di Giovanna Barreca)
04/10/10 – “Per ricordare ai giovani che c’era una Jugoslavia felice prima dell’inizio della tragedia” dichiara il regista premio Oscar (con No man’s land nel 2002), Danis Tanovic, presentando Cirkus Columbia, tra i titoli più interessanti presentati del ricco programma delle Giornate degli autori, sezione parallela della 67. Mostra del Cinema di Venezia. Una commedia che si avvale di grandi interpreti – “i migliori disponibili su piazza balcanica” precisa il regista – come Miki Manojlovic e Mira Furlan (già interpreti per Kusturica) e Martin Ler, e che prende spunto dal romanzo omonimo di Ivica Dikic per raccontarci la fine della Jugoslavia come nazione esempio di convivenza tra etnie diverse che dopo la caduta del muro di Berlino e quindi del regime comunista non riescono più a dialogare. Tutto questo pre-catastrofe lo viviamo con Divko che nel 1991 torna nel suo piccolo paese in Bosnia-Erzegovina dove è cresciuto e dove rivendica la casa di famiglia occupata negli ultimi 20 anni dalla moglie –che l’uomo per un equicolo pensa lo abbia abbandonato – e dal loro figliulo ormai adolescente. Torna nel piccolo paese agricolo che i suoi generosi aiuti economici hanno sostenuto, con una mercedes rosso fiammante, una pin-up di nome Azra e Bonny, il gatto nero portafortuna scovato in Germania al suo arrivo.
Quando si accorge che tutto quello che si era immaginato di trovare, in realtà non esiste più, ha un profondo smarrimento. La perdita di Bonny peggiora le cose e l’uomo sarà costretto ad interrogarsi sulle sue ‘certezze’. Una commedia tragicomica lieve e dolorosa come le cantilene jugoslave che i colori autunnali del film riempiono di poesia. Tanovic ha dichiarato che quando ha visto cadere il muro di Berlino ha pensato che le persone stessero correndo dalla parte sbagliata e forse, il finale di questo film, con il giro di giostra di Divko sulla Cirkus Columbia, ci vuole raccontare della profonda nostalgia di un uomo che sa già di quel muro e delle tragiche conseguenze che la sua caduta causerà per anni nei Balcani e nel mondo.