Dopo aver riscritto le coordinate della serialità tv all’insegna della visionarietà, J. J. Abrams è diventato esperto di franchise da rilanciare, da Mission: Impossible al prossimo Star Wars passando quindi per Star Trek. E con Into Darkness – Star Trek, Abrams dà il seguito al successo del primo film confrontandosi direttamente con un personaggio della mitologia trekkiana: Khan.
Il quale prima assalta l’esercito e la flotta stellare, conducendo l’Enterprise ai confini di Klingon e della guerra totale e poi pare allearsi con Kirk e Spock. Qual è il suo obiettivo? E come reagirà l’esercito dalle continue violazioni del regolamento interstellare? Scritto dai sodali di Abrams, Alex Kurtzman, Roberto Orci e Damon Lindelof, Into Darkness – Star Trek è un kolossal di avventure fantascientifiche molto abile nel mescolare il senso di frenesia e iper-spettacolo del cinema contemporaneo, la vena dark di ogni nuova mitologia alla classicità d’impianto che viene proprio dal secondo film classico della saga, L’ira di Khan.
Aperto da un incipit di grande valore spettacolare e figurativo, che pare figlio di Indiana Jones incentivando ancora una volta l’impressione che Abrams voglia diventare un nuovo Spielberg, il film lavora di fino sul personaggio di Khan, nemico acerrimo dell’Enterprise e cardine di buona parte del viaggio dei nostri eroi, dall’episodio televisivo del ’67 (Spazio profondo) fino al già citato film del 1982. E Into Darkness – Star Trek gioca sulle trame, i personaggi (la dottoressa Marcus, l’esercito ibernato) e i temi di quei due prodotti per farne una riflessione, del tutto tipica di Abrams, sul senso morale delle nostre scelte, il valore etico di azioni e sentimenti, il sacrificio sottinteso alle istituzioni che dà un taglio sottilmente politico al film, fatto di nemici ambigui, invisibili, interni (terroristi o militari?). Un’avventura molto umana nonostante il grandioso impegno produttivo e proprio per questo perfetta nel coniugare lo spirito classico delle avventure di Kirk e soci con le pratiche contemporanee, l’azione travolgente con l’impianto statico e teatrale dei vecchi film.
Un’operazione forse equilibrista ma assolutamente in grado di coniugare i vecchi fan e i nuovi adepti, che non sa andare a fondo “nell’oscurità” come annuncia il titolo e sacrifica in parte un personaggio grandioso (e un attore altrettanto potente come Benedict Cumberbatch), ma che gioca con disinvoltura tra consapevolezza del mito (le entrate in scena, l’uso dei primi piani) e invenzioni per gli spettatori. Into Darkness – Star Trek è capace di infondere quel senso di meraviglia che ha fatto grande, o perlomeno fortunato, il cinema hollywoodiano degli ultimi 40 anni, in una macchina industriale perfettamente oliata che diventa anche elegante mezzo cinematografico: l’entertainment con tutti i crismi.
EMANUELE RAUCO