Elio Germano vinse con Volevo nascondermi di Giorgio Diritti l’Orso d’argento come miglior attore protagonista alla Berlinale 2020 e con un tale importante riconoscimento il film doveva uscire subito dopo in sala perchè anche tutti gli italiani potessero godere di un film poetico e divertente al tempo stesso. Non un biopic su Antonio Ligabue ma, come ci disse il regista: “Un film su un uomo in difficoltà, considerato un matto ma che ha capito che qualcosa nella vita lo sapeva fare e quel qualcosa era dipingere. Tutti noi abbiamo una potenzialità che può essere una ricchezza per il mondo intero”. L’emergenza sanitaria chiuse i cinema ma da metà agosto il film è tornato nelle sale e sono diverse quelle che, a distanza di settimane, continuano a proiettarlo.
Giorgio Diritti, alla 77esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, presentando il cortometraggio Zombie, evento di chiusura della 35a Settimana internazionale della critica si dice felice di questo ritorno al cinema del suo lungometraggio e soprattutto della riapertura delle sale italiane. “Io ho la speranza che il mondo dello spettacolo possa ritrovare il suo respiro naturale; superare le preoccupazioni e ritrovare le emozioni che il cinema, il teatro, la lirica ci sanno dare perchè è un qualcosa che fa parte del nostro vivere e del quale ci nutriamo”.
Di Zombie, nella nostra intervista, ci racconta il processo creativo con i ragazzi del laboratorio di sceneggiatura e regia “Fare cinema” di Marco Bellocchio a Bobbio, dove si sono concentrate, nel mese di novembre, tutte le riprese del film con gli studenti parte fondamentale della troupe.
I ragazzi si sono interrogati sul loro rapporto figli-genitori e su quanto, molto spesso, in una separazione, siano i più piccoli l’anello più debole e coloro che porteranno i maggiori segni di quel distacco subito.
Se i ragazzi del corso hanno raccontato il loro punto di vista, la regia di Diritti permette allo spettatore di vivere la storia da prospettive diverse perchè non solo i più giovani ma anche gli adulti si possano riconoscere nella mancanza di rispetto e di attenzione nei confronti degli altri che il corto mostra.
Il male avviene in un attimo, all’improvviso e vibra nel corpo della piccola Camilla con una soggettiva devastante, in un film dove vengono gestiti in maniera perfetta sia i registri emotivi di madre (Elena Arvigo) e figlia sia le sfumature leggere e drammatiche dei fatti narrati.
giovanna barreca