Dal nostro inviato Silvio Grasselli
Anche l’ottavo Indielisboa Festival Internazionale del Cinema Indipendente è finito. Quella del 2011 è stata un’edizione critica, in bilico fino all’ultimo momento a causa dei tagli al bilancio, con una selezione meno ricca degli anni precedenti e più decisamente concentrata sull’indipendenza dei mezzi produttivi e degli stili. Un programma dunque che ha offerto meno punti di riferimento certi e che invece è stato, ancor più che in passato, definito da una ricerca che da necessità si è fatta virtù. Difficile dire cosa resterà dei molti titoli significativi ma difficilmente “notiziabili”. Di certo questa edizione ha contribuito a fare la storia della cultura cinematografica europea con la retrospettiva dedicata a Julio Bressane, veterano intransigente, filmmaker fuori dagli schemi, dai sistemi, dai libri e dai cataloghi, ma parte pregiata del cinema mondiale d’ogni tempo, inventore d’uno stile patologicamente irripetibile e autore d’un cinema elevato alla potenza di se stesso.
Il Gran Premio per il Lungometraggio città di Lisbona è andato a un documentario, The Ballad of Genesis and Lady Jaye, film statunitense diretto da Marie Loser che ha convinto pubblico e critica dimostrando, se ancora ce ne fosse il bisogno, il ruolo fondamentale del documentario sulla scacchiera mondiale delle nuove forme audiovisive. Una menzione d’onore se l’è aggiudicata La BM du Seigneur, nel quale il francese Hue mescola con intelligenza volti, gesti e luoghi reali dentro una storia tutta giocata tra la crudeltà della dura vita dei protagonisti – nomadi e baraccati – e l’inusitata necessità di un anelito spirituale per le loro cupe esistenze. L’utile Premio di Distribuzione è invece andato a Morgen, di Marian Crisan, degno rappresentante di una delle cinematografie, la rumena, tra le più care e presenti a Lisbona. L’unico italiano a guadagnarsi allori – caso più unico che raro all’Indielisboa – Stefano Savona con il suo Palazzo delle aquile, molto apprezzato da pubblico e critica. Tra i molti, moltissimi, fin troppi premi assegnati, citiamo da ultimi i due andati a My Good Enemy di O. Ussing, e Les mains en l’air di Romani Goupil, rispettivamente Miglior Film nella sezione Indiejunior e Menzione Speciale nella stessa categoria. Il programma del festival interamente, esplicitamente e diffusamente dedicato ai più piccoli (decisivo e molto opportuno il coinvolgimento delle scuole della città) ha raggiunto quest’anno una maturità inedita, presentando quattro lungometraggi non facili ma forti e una collezione di cortometraggi come sempre all’altezza delle più grandi competizioni internazionali. Nel complesso i tre direttori del festival possono considerarsi soddisfatti per essere riusciti, nonostante le molte difficoltà, a realizzare un’edizione meno brillante ma non meno degna di quelle degli anni passati, mancando grandi exploit ma conservando una media dei titoli selezionati molto alta. Salutiamo il Portogallo con la speranza che per il prossimo anno l’Indielisboa possa ritrovare la sua giusta dimensione.