Dal nostro inviato Silvio Grasselli
L’ottava edizione di Indielisboa è stata dedicata più che in passato alla notte. Feste, incontri, concerti e proiezioni speciali, certo. Ma anche film in tema nottambulo. Il caso più eclatante è forse Vampires, di Vincent Lannoo, giovane ma esperto regista belga al suo terzo lungometraggio. L’idea di base è semplice quanto intelligente: incrociare uno dei filoni meno appariscenti ma più stabili del cinema degli ultimi quindici anni con una delle mode del momento. Così nasce questo stravagante esempio di mockumentary à la page – già visto all’ultimo Torino Film Festival – che racconta dei succhiasangue tanto in voga, secondo l’inconsueto, se non del tutto inedito, stile del documentario. La trovata più arguta del giovane Lannoo sta nel registro del racconto che, a dispetto dell’argomento orrorifico, non ha nulla a che vedere con lo stile di The Blair Witch Project e dei suoi epigoni, e che invece si costruisce tutto su un’ironia inevitabilmente macabra e tuttavia ridanciana. La famiglia di vampiri sulle vicende della quale si concentra il racconto, infatti ricorda molto da vicino i personaggi delle sitcom della televisione statunitense degli anni Novanta, ma al tempo stesso riecheggia palesemente le serie di para-reality dedicate a vip e similia (vedi per esempio il modello ormai più che rodato di alcuni prodotti messi in onda da Mtv in Italia, come The Osbournes o Growing Up Gotti).
In un mondo realistico e possibile ma del tutto immaginario i vampiri convivono fianco a fianco con gli umani, dei quali dispongono più o meno a loro piacimento pur cercando ufficialmente una convivenza pacifica nel rispetto delle leggi. Per una volta però gli umani restano sullo sfondo, proprio perché poco più che sfizio gastronomico e ci si concentra invece sulle manie dei signori della notte, sulle lotte di classe interne alla comunità dei vampiri, sulle loro bizzarre abitudini. Scritto con sagacia e diretto con esibito gusto citazionista, Vampires regge bene la lunga durata, la tenuta del racconto che si regge tutto sulla giusta cucina d’ingredienti poveri, il tratteggio di un insieme di personaggi non particolarmente brillanti ma nel complesso solidi perché riconoscibili; a Lannoo però manca il tocco cinematografico, il senso della regia per il grande schermo, e il lavoro degli attori, che pure dimostra di sapere dirigere, non fa che spingere tutto l’impianto del film sempre più vistosamente verso l’andamento del prodotto per il piccolo schermo. Peccato davvero, perché Vampires resta un felice esperimento d’incrocio di generi e di temi, di stili e di ritmi, di registri e di colori come in Europa se ne vedono pochi.