Figura “scomoda” per varie ragioni (ebreo, gay, e inserito nelle liste della commissione McCarthy per attività antiamericane, come decine di altri autori cinematografici a cavallo tra gli anni ’40 e ’50), ma spesso creativamente accomodante rispetto ai sistemi-Hollywood e Broadway, Arthur Laurents incarna il prototipo del drammaturgo a tutto tondo, capace di alternare la scrittura di libretti da musical, alla composizione di teatro in prosa, alla regia teatrale e musicale, alla sceneggiatura. Il suo percorso artistico rischiò la lunga interruzione, il “buco nero” di anni che in molti della sua generazione subirono a seguito del clima da caccia alle streghe provocato dall’attività della commissione McCarthy: autori epurati e messi in condizione di non poter lavorare per anni, se non tramite qualche pseudonimo (il caso più emblematico fu quello di Dalton Trumbo) solo a causa delle proprie convinzioni politiche, anche solo presunte. Arthur Laurents, tuttavia, riuscì a riabilitarsi in tempi relativamente brevi e rientrò in attività sempre muovendosi in varie direzioni creative. Per quanto attiene alla sua attività cinematografica, Laurents ebbe una sua prima grande occasione quando fu chiamato da Alfred Hitchcock a scrivere la sceneggiatura di Nodo alla gola (1948), banco di prova estremo in quanto il film prevedeva la narrazione di una vicenda in tempo reale, tutta concentrata in un unico, lunghissimo (e falso) piano-sequenza. Un’ulteriore sfida risiedeva nel dar corpo a protagonisti omosessuali senza che la censura americana se ne avvedesse. Lavoro ammirevole di ellissi e litoti, tanto che tale riflesso narrativo resta confinato nell’allusione. Nota curiosa: uno dei personaggi omosessuali era interpretato da Farley Granger, scomparso anch’egli di recente, a sua volta bisessuale e all’epoca compagno dello stesso Laurents.
Dopo lo script per Anastasia (1956) di Anatole Litvak, che valse l’Oscar a Ingrid Bergman, e di Buongiorno tristezza (1958) di Otto Preminger, tratto dal romanzo di Françoise Sagan, nel 1961 Laurents si dedicò alla stesura del copione di West Side Story, tratto dal musical di cui egli stesso aveva scritto il soggetto. Film di successo stratosferico, che raccolse 10 Oscar, ma curiosamente mancò proprio quello per la sceneggiatura. In seguito, Laurents scrisse due copioni che, probabilmente, restano i suoi più emblematici per ragioni diverse: Come eravamo (1973) di Sydney Pollack e Due vite, una svolta (1977) di Herbert Ross. Nel primo, la coppia Streisand–Redford rievoca esattamente il dramma del maccartismo vissuto da un gruppo di cinematografari americani (e il destino volle che lo stesso film andasse incontro a un martirio di post-produzione, poiché fu scorciato di un’ora e un quarto per eliminare i brani più scopertamente polemici nei confronti di quella pagina rimossa di storia nazionale); nel secondo, Laurents ambienta un dramma mondanissimo tra due amiche di lunga data, Shirley MacLaine ed Anne Bancroft, nel mondo del balletto. Una vicenda in linea, evidentemente, con i suoi ricordi di attività sul palcoscenico. Grande professionista, dunque, che aggirò con maestria le strettoie espressive della dittatoriale Hollywood, mantenendosi sempre nel solco della scrittura più classica.