Le dolcezze di un film medio
04/01/10 – Uno dei più interessanti e intriganti best-seller degli ultimi anni non narra di mirabolanti avventure, cospirazioni planetarie o incantesimi new age, ma si “limita” a raccontare di una signora, un signore e una bambina, con ciò che li circonda. Mona Achache, regista all’esordio, decide di giocare con l’arma a doppio taglio del romanzo di successo, mettendo in scena una storia rodata come quella de L’eleganza del riccio, senza però temere il confronto col romanzo di Murriel Barbery. E il tutto le riesce piuttosto bene.
In una distinta palazzina di Parigi le vite di tre persone s’incontrano: la piccola Paloma, adolescente borghese insoddisfatta della sua famiglia che vuole riprendere tutto fino al giorno prestabilito per il suo suicidio, la portinaia Renée, colta seppur ombrosa e scontrosa, che si rifugia nella sua biblioteca per nascondersi dal mondo, e il nuovo arrivato, il signor Ozu, un ricco e affascinante giapponese. Una commedia vagamente drammatica, adattata dalla regista a partire dal romanzo della Barbery, che si pone perfettamente sul solco di quella cultura – e di quel cinema – medio-borghese che ha fatto la fortuna del romanzo. Infatti, più che il tema del film, cioè lo scoprire se stessi e gli altri, non nascondersi e fidarsi della voglia di vivere delle persone che ci circondano, contano i segni e i riferimenti culturali che costruiscono l’ambiente, dalla videocamera con cui Paloma prova a capire una realtà dalla quale vorrebbe fuggire, ai romanzi che Renée divora per auto-difesa, fino ai quadri e al cinema con i quali Ozu (cognome non casuale) stabilisce i rapporti. Achache ritrae questa specie di confronto tra classi e strati sociali come un crogiolo di saperi fin troppo auto-consapevole (e forse auto-referenziale), specie nel finale un po’ semplicistico.
Ma se è vero che la sceneggiatura è monocorde nel ritrarre personaggi tutti normali, ma tutti eccezionali, colti, intelligenti, saccenti, è anche vero che il gusto di un bel dialogo o di un delicato momento d’intimità non manca, grazie anche a una regia che sa come risultare trasparente senza sembrare assente. Film medio, nel senso che Eco dà a questa parola, che però sa mettere a proprio agio lo spettatore e sa coltivare il talento infinito di una commediante come Josiane Balasko. Che riassume perfettamente il senso del titolo: “fintamente indolente, risolutamente solitaria, terribilmente elegante”.
Titolo originale: Le hérisson
Produzione: Francia, Italia 2009
Regia: Mona Achache
Cast: Josiane Balasko, Garance Le Guillermic, Togo Igawa, Anne Brochet, Ariane Ascaride
Durata: 100′
Genere: drammatico
Distribuzione: Eagle Pictures
Data di uscita: 5 gennaio 2010
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