Dalla nostra inviata Giovanna Barreca
Ascolta le interviste di RADIOCINEMA agli ospiti del festival:
Gitta è una pastorella, mammina improvvisata per i suoi numerosi fratelli e sorelle. Corteggiata da tanti diversi pretendenti perchè è la più bella del paese, passa le sue giornate tra le guglie delle Dolomiti, coccolando la capretta Pippa. Da Berlino arriva il giovane Michael che se ne innamora e che per conquistarla dovrà dimostrare di essere un uomo di montagna in grado di arrampicare e sciare meglio degli altri. Gag esilaranti ci raccontano l’impresa di questo giovane in frac e cilindro e del suo domestico, poco entusiasta del luogo e dei rischi intrapresi, soprattutto durante un’ultima e decisica gara di sci. Una storia davvero ricca di ironia come ci avevano preannunciato il compositore delle musiche originali Giovanni Bonato e il violoncellista di fama mondiale Mario Brunello che ai nostri microfoni hanno raccontato l’incontro con questo film, con immagini non facili da accompagnare senza cadere nella trappola del didascalico e dell’anacronistico. Impresa ancora più ardua perché Brunello ha voluto come strumento in più – oltre al suo violoncello e al vibrafono suonato da Saverio Tasco – anche la voce del Coro alpino della Sat. Chiaro per Bonato l’intento di partire da figure come Prokofiev e Bartòk, autori dell’epoca per giungere alle sonorità della musica contemporanea di ricerca odierna regalando un tratto malinconico rappresentativo del suo percorso.
Arnold Fanck aveva realizzato il film nel 1927 concependolo come una delle sue nuove opere a soggetto sulla vita in montagna dove cercava di puntare l’attenzione dello spettatore sul rapporto tra uomo e natura. Qui è presente un valore aggiunto perchè riesce a creare un gioco tra ambientazioni e soggetti non valorosi perché audaci, eroici e coraggiosi (valori cari al futuro regime) ma perché giocosi ed entusiasti. Riuscire a musicare dal vivo mantenendo lo spirito del film attualizzandolo non era impresa facile e se possiamo sottolineare come la parte strumentale sia stata una vera sorpresa per originalità e seduzione interpretativa, la stessa cosa non possiamo affermare per il coro che spesso ha regalato cadute troppo didascaliche e scontate. Forse ci aspettavamo che il coro reinterpretasse alcune opere, forse ci aspettavamo la creazione di nuove liriche che rendessero omaggio alla tradizione con originalità. Ma nel complesso l’operazione che ieri sera ha aperto ufficialmente il festival è riuscita come ha dimostrato il lunghissimo applauso e la partecipazione attiva percepibile a pelle della sala di spettatori interattivi che alle peripezione di Michael ha partecipato divertendosi.