Dopo “La ragazza del lago” Servillo torna a recitare per Molaioli, stavolta con Girone e la sorprendente Sarah Felberbaum
04/03/11 – Mietuta una discreta messe di premi e un incasso ben al di là delle aspettative con La ragazza del lago (2006), Andrea Molaioli mette da parte le tematiche gialle – e a loro modo private – del suo esordio per affrontare un caso noto – e comunque poco analizzato – di malcostume italico: il crac Parmalat e l’enigmatica figura di Callisto Tanzi, qui interpretato da Remo Girone. Il gioiellino non è – e non vuole essere – un’esatta ricostruzione di quegli avvenimenti storici, quanto un tentativo di studio intorno ai personaggi centrali: il Tanzi/Girone per l’appunto (il cui nome fictionale è Amanzio Rastelli), il suo ragioniere interpretato da Toni Servillo e la nipote di Girone incarnata da Sarah Felberbaum (l’unico dei tre personaggi inventato dagli sceneggiatori).
Le intenzioni sono ottime e vi si legge subito una volontà di richiamarsi a quel cinema d’impegno che era uno dei (tanti) aspetti virtuosi del nostro cinema degli anni Sessanta e Settanta. Ma, vedendo il film, si ha più l’impressione che Molaioli voglia operare su di un terreno assimilabile a quello battuto da Paolo Sorrentino con Il Divo (2008), sostanzialmente una libera rielaborazione dei fatti. Del resto, sia per la presenza di Servillo che per l’uso di una colonna sonora minimal (il compositore Theo Teardo è lo stesso del regista napoletano) già con La ragazza del lago si era parlato di un “sorrentinismo” stilistico. Ne Il gioiellino si aggiunge alla fotografia Luca Bigazzi (che ha lavorato dietro alla macchina da presa da Le conseguenze dell’amore a Il divo) e, di conseguenza, la filiazione sembra farsi ancora più stretta. Molaioli però non vuole inseguire la visionarietà del regista de Il divo, gli basta una messinscena leggera, a volte tesa, altre volte ellittica, tendente all’eleganza insomma.
Ci si chiede perciò se tutto ciò sia adatto alla storia che si vuole raccontare. Qualcosa in effetti lascia perplessi: a tratti si assiste a una sottile inquietudine che è sicuramente figlia de La ragazza del lago, a tratti invece sembra che ci si voglia affidare a delle tonalità da commedia di costume. Su tutto, il vero difetto del film lo si coglie nella struttura della storia: decisamente troppo sbilanciata sul versante del romance (intellettuale e non) tra Servillo e Felberbaum, dimenticando per troppo tempo le meccaniche interne all’azienda simil-Parmalat (qui chiamata Leda). Verrebbe quasi da dire che Servillo (come al solito magistrale) si “mangia” il film, ma è lecito anche chiedersi se invece sia lo stesso Molaioli, dimostrando una predisposizione per l’intimità dei personaggi, ad essere inadatto a raccontare la Storia. E una difficoltà di Molaioli nell’affrontare “tematiche ampie” viene forse ulteriormente testimoniata dalla scarsa predisposizione che il regista ha nel caratterizzare i personaggi secondari, quelli che a Hollywood un tempo si chiamavano second banana o, più immediatamente, caratteristi. Da un lato c’è la figura drammatica dell’unico integerrimo dipendente dell’azienda che risulta poco convincente e dall’altro c’è il personaggio del senatore interpretato da Renato Carpentieri, un ruolo piccolo ma cruciale che sarebbe dovuto essere ontologicamente bigger than life e che invece risulta fiacco e poco affascinante nel groviglio di politica e potere.
Titolo originale: Il gioiellino
Produzione: Italia, Francia 2011
Regia: Andrea Molaioli
Cast: Toni Servillo, Remo Girone, Sarah Felberbaum, Lino Guanciale, Fausto Maria Sciarappa, Jay O. Sanders, Lisa Galantini, Vanessa Compagnucci, Maurizio Marchetti, Adriana De Guilmi, Gianna Paola Scaffidi, Alessandro Adriano, Igor Chernevich, Renato Carpentieri
Durata: 110′
Genere: drammatico
Distribuzione: Bim
Data di uscita: 4 marzo 2011
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