Iago

25/02/09 - Spesso, l`impropria profanazione dei Grandi del passato si accompagna, nei commenti, alla...

iago1.jpg25/02/09 – Spesso, l`impropria profanazione dei Grandi del passato si accompagna, nei commenti, alla supposizione ironica che vedrebbe il saccheggiato malcapitato “rivoltarsi nella tomba”. Ebbene, nell`ottica di una conoscenza ultraterrena, si potrebbe lecitamente ipotizzare che, al cospetto di lavori del calibro di quello di cui ci accingiamo a parlare, la buonanima di William Shakespeare, laddove non sopita da pietosa indifferenza, abbia ben di che sgranchirsi, in una routine di salti carpiati multipli. Liberamente ispirato alla tragedia Otello del drammaturgo britannico, Iago, opera seconda del romano Volfango De Biasi, si propone ambiziosamente, infatti, di svecchiare il già usurato filone dei teen-movies attingendo al repertorio teatrale, con un`operazione che richiama, nelle intenzioni, la rilettura postmoderna già compiuta da Baz Luhrmann in Romeo+Giulietta. Laddove, tuttavia, il regista australiano, forte di un inusuale talento visivo, riuscì pienamente nella sovrapposizione dei linguaggi, enfatizzando sul lato kitch gli eccessi del dramma shakespeariano, De Biasi si limita ad assumerne le vicende quali mera patina volta a dissimulare coltamente la commercialità del progetto. Fatta salva l`ambientazione veneziana dell`opera, il film colloca l`azione nel presente per agevolare l`empatia del pubblico, cambia il registro in commedia, ne veste i personaggi con assurdi costumi di impronta carnascialesca, e sceglie di focalizzare la storia sull`infido antagonista Iago, che diviene un promettente studente di architettura di umili origini che si contende l`amore per la bella figlia del rettore, Desdemona, col viziato Otello, inetto rampollo di un celebre architetto francese. Spogliata delle implicazioni politiche e delle derive passionali, la storia del moro di Venezia è fatta esile pretesto per ammantare di esotismo e originalità quella che poi appare come una grossolana tresca post-adolescenziale.

Inesistente la sceneggiatura, poco più di un canovaccio che si limita a suggerire una continuità tra le puerili macchinazioni ordite dal protagonista, racchiuse in sequenze schematiche ed autoconclusive (Suggerimento dell`attrazione tra Iago e Desdemona; introduzione di un fattore che scateni in Iago gelosia e frustrazione; vendetta ai danni di Otello per mezzo di terzi), quasi intercambiabili nella loro modularità , e i cui unici diversivi sono dati dalle gags dei personaggi di contorno: l`omosessuale Roderigo, la vamp Emilia e il gaglioffo Cassio. A suggello della carenza di una seppur minima (ci saremmo pure accontentati di un plot televisivo, viste le circostanze) tensione drammatica, vi è la totale inconsistenza di personaggi che, pur attenendosi ai tipi shakespeariani, lungi dall`attualizzarne le qualità umane, si cristallizzano in macchiette da avanspettacolo incarnate in inadeguati interpreti dalle faccette accattivanti e già note ai giovanissimi fruitori. Così la maliarda Emilia diventa, nella mucciniana Giulia Steigerwalt, una sgallettata, tutta sguardi torvi e seni strizzati, Fabio Ghidoni è un Cassio erotomane, sboccato e sopra le righe, mentre la bellissima Laura Chiatti fa di Desdemona un`insipida velina priva di nerbo. Ma, paradossalmente, è il proprio il protagonista a risentire maggiormente della furbetteria di un casting smaccatamente attento al solo riscontro di pubblico, più che all`effettiva compatibilità tra attore e ruolo: dimenticato il carisma subdolo e machiavellico dell`originale, Iago diviene nell`idolo delle ragazzine Nicolas Vaporidis (al quale una maggiore presenza scenica e un buon corso di dizione avrebbero sicuramente giovato) un voltagabbana falso e capriccioso, le cui motivazioni di riscatto sociale appaiono troppo deboli e marginali, sul piano narrativo, per giustificarne la condotta. Dispiace così, trovarvi coinvolti due grandi nomi del teatro come il veterano Lavia e il promettente Gleijeses, gli unici in possesso degli strumenti professionali atti a conferire qualche sfumatura alle rispettive parti, e la giusta dose di autoironia.

Quanto alla regia, De Biasi che è giovane e sa il fatto suo, visto il successo del suo film d`esordio Come tu mi vuoi, ha ben pensato di replicarne dinamiche e soluzioni (con la scena della festa che rasenta l`autocitazione), ricorrendo perfino ad un`analoga, discutibile, morale, in cui l`obbligatoria omologazione individuale del precedente si sposa ad un`apologia della meschinità e dell`opportunismo che non consente l`affiorare neppure al più flebile dei sentimenti. Perchè appare chiaro fin dall`inizio che non è l`amore per Desdemona ad animare le macchinazioni di Iago: la ragazza non è che uno status-symbol, l`ultimo gradino dell`arrampicata sociale dello studente, e allo stesso modo, è sull`edonismo, la superficialità e la convenienza che tutti i rapporti tra i personaggi appaiono improntati. Di fronte a ciò, non resta che sperare, invano probabilmente, nell`impermeabilità dei giovani destinatari verso la fascinazione indotta dai nuovi eroi del qualunquismo proposti dai media. Dei quali, lo Iago di De Biasi, è, perfetto quanto superfluo, emblema.

CATERINA GANGEMI

Titolo originale: Iago
Nazione: Italia
Regia: Volfango De Biasi
Cast: Nicolas Vaporidis, Laura Chiatti, Giulia Steigerwalt, Gabriele Lavia, Fabio Ghidoni, Luana Rossetti, Lorenzo Gleijeses
Durata: 100`
Genere: Drammatico
Distribuzione: Medusa
Data di uscita: 27 febbraio 2009