Dalla nostra inviata LAURA CROCE
I Puffi sono sempre così: sono sempre tutti blu e puffano su per giù due mele o poco più. In questo il nuovo e atteso film di Raja Gosnell, presentato in anteprima nazionale al IV Fiuggi Family Festival, è stato fedele al cartone originale che ha permeato l’infanzia di più di una generazione. Ma restare troppo a lungo nel bosco incantato deve essere sembrato demodé agli autori di questa nuova grande produzione in 3D, che con il pretesto di un magico tunnel dimensionale hanno preferito spostare il tutto a New York e scegliere un numero limitato di piccoli ometti blu da portare con sé nel viaggio, forse anche per non rendere troppo complicata l’integrazione tra computer graphic e live action. Ecco così Grande Puffo, Brontolone, Puffetta, Quattrocchi, Tontolone e l’inedito Puffo Coraggioso (dotato di kilt, barba rossa e spiccato accento scozzese) catapultati nella Grande Mela insieme al perfido Gargamella, seguito immancabilmente dal fedele gatto Birba. Tra le luci di Times Square e il traffico caotico di Manhattan, i sei ometti blu troveranno però ad aiutarli anche la classica coppia da Mulino Bianco, formata dal giovane direttore marketing di una casa di cosmetici e dalla sua mogliettina con il sorriso sempre stampato sulle labbra e per di più in dolce attesa.
Da quando i Puffi, nati originariamente dalla penna del fumettista belga Peyo, sono diventati un’istituzione all’interno dei prodotti animati destinati ai più piccoli, si sono spesi fiumi di inchiostro per portare alla luce la complessità a volte ambigua nascosta sotto l’apparenza semplice e infantile degli ometti e blu e della loro vita al villaggio. Al di là della trama di ogni singolo episodio, ciò che emerge con chiarezza dal cartone è la perfezione praticamente utopistica di una comunità ideale, dove le differenze di carattere e i difetti di ciascuno si armonizzano e compenso l’un l’altro grazie alla saggezza di Grande Puffo e al buon cuore di tutti: arma potentissima capace di neutralizzare in fin dei conti ogni tipo di gelosia e conflittualità, persino quella potenzialmente causata dalla presenza di un solo Puffo femmina creato apposta dal mago cattivo per disgregare l’unità del gruppo. E su questo fronte, l’adattamento non delude: il film riesce in maniera più o meno efficace a mantenere il tema di fondo pur scegliendo una location molto diversa e un numero limitato di protagonisti. Il nucleo propulsore della storia è infatti la sfiducia del villaggio nei confronti dello svampito Tontolone, che a causa della sua tendenza a combinare guai viene emarginato perfino del savio Grande Puffo con conseguenze nefaste per l’intera comunità. Fin qui nessun problema: la formula dei Puffi si rivela vincente anche a New York e anche con la grafica computerizzata, segno della validità di un modello incredibilmente longevo e quasi unico nella storia dei cartoni animati. A funzionare molto meno è paradossalmente la parte umana, con un Gargamella decisamente troppo caricaturale (e un doppiaggio italiano nasale che accentua il fastidio) e una coppia di sposini da diabete, protagonista di una sottotrama scontatissima ricca di buoni sentimenti ma priva di ogni incisività.
Nel complesso, I Puffi in 3D possono ritenersi una valida rivisitazione, considerando l’importanza e la celebrità del classico cui fanno riferimento e che riescono a non storpiare del tutto. Per la semplicità delle gag e la prevedibilità del racconto, il target rimane tuttavia molto basso e lo stile non troppo adatto ai ragazzi più grandi o ai genitori, così come d’altronde non sembra esserlo neppure quello dei cartoni animati. A chi non è più bambino non resta perciò che sospirare nostalgicamente ricordando le ore passate nel magico villaggio degli ometti blu, il cui incanto rimane perora imbattuto e forse, anche per ovvie ragioni angrafiche, irripetibile.
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