Dal nostro inviato Silvio Grasselli
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Ci sono film che compiono una ricerca – sulle strutture narrative, sulle opzioni tecniche, sulle forme dello stile – , film che si accontentano d’intrattenere, e altri che si riducono a veicoli d’informazioni. Hollywood bruciata. Ritratto di Nicholoas Ray di Francesco Zippel – un tributo biografico al regista Nicholas Ray presentato fuori concorso nella sezione Extra – è dichiaratamente un prodotto per la televisione, concepito secondo un formato che s’inserisce nel flusso del palinsesto della programmazione di una specifica emittente televisiva, Studio Universal (che intorno alla messa in onda del film, prevista per il prossimo 7 novembre, ha programmato una retrospettiva scelta dei film di Ray) . Un’etichetta nobile, interamente dedicata al cinema di qualità, che sotto di sé ha fatto passare film recuperati, restaurati, dimenticati e anche molti altri più semplicemente utili. Questo canonico esempio di film di montaggio, di documentario didattico, di biopic per il piccolo schermo, fin dall’estetica scelta per i titoli di testa e per gli apparati di didascalie e cartelli, dichiara di non voler nascondere la propria rispettabile natura, né di tentare di costruirsene una apparentemente più presentabile.
Sullo schermo si alterano materiali di repertorio di quattro consistenze diverse: spezzoni di film, fotografie (e tra queste anche i ritagli di giornali, le locandine, ecc.), brani delle dichiarazioni rilasciate da “testimoni” o “esperti”, e una collezione d’interviste in cui è lo stesso Ray a parlare direttamene alla macchina. Una tipica voice over da documentario – come quelle che si ascoltavano a scuola, quando si guardavano film sui costumi degli antichi romani o sulle opere d’arte del Rinascimento italiano – cuce insieme i vari pezzi; le pagine di giornale scorrono da una parte all’altra del quadro come nel più becero dei luoghi comuni di certo cinema d’informazione; i titoli dei film diretti da Ray sono citati nella versione italiana e gli intervistati fronteggiano l’obiettivo snocciolando i propri racconti o le proprie considerazioni. Niente di peggio si direbbe. Eppure il film di Zippel è un film utile: pur nella sua povertà estetica, nella sua ingenuità e nello schematismo della ricostruzione della carriera di Nicholas Ray, prima e più che della sua biografia, questo piccolo documentario serve a incontrare e scoprire il nome di uno dei più grandi veri cineasti che mai abbiano abitato la grande Hollywood. Così dai primi passi di regista all’amicizia con il futuro mentore Kazan, dal lavoro con Bogart a quello con Wayne, dai successi patinati agli esperimenti appartati, fino al film realizzato insieme a Wim Wenders sulla propria malattia e morte (Nick’s movie. Lightning over water), Zippel ci conduce un po’ pedissequamente ma con efficienza lungo una vita bruciata nel cinema che è necessario non smettere di raccontare.