Dalla nostra inviata GIOVANNA BARRECA
Una storia di coraggio e di malinconie. La storia di una migrante italiana che riuscì a riscattarsi da una situazione di povertà tornando nel suo paese (l’Italia) ma che non fu mai capita o compresa davvero dalla famiglia. Una giovane ragazza capace di combattere da sola le sue battaglie, una grande imprenditrice ma allo stesso tempo una pessima madre è Delia, – nonna del regista Duccio Chiarini – protagonista di Hit the road, nonna presentato all’interno delle Giornate degli autori. Delia Ubaldi, da sempre alla ricerca di ‘spazi aperti’, capace di rappresentare la perseveranza e allo stesso tempo la fragilità di una donna dal carattere definito ‘difficile’ dai più che a un certo punto smisero di comunicare con lei.
Negli anni Sessanta Delia Ubaldi (classe 1923, nata nelle Marche) tornò nell’Italia che i genitori avevano abbandonato per raggiungere le acciaierie della Lorena (Francia) quando lei era solo una bambina. Il ricordo di quel “italiani macaroni”, usato per definire gli emigranti, le resterà nelle orecchie tutta la vita e, come si evince dalle sue parole, le servirà per diventare sempre più caparbia e determinata (come la madre che l’aveva iscritta a una scuola prestigiosa offrendo al rettore beni materiali per pagare la salata retta), per cambiare un destino che sembrava, come spesso accadeva alle donne, già segnato. La guerra, la ricostruzione e poi il boom economico che riesce a trasformare un’interprete (chiamata per questo ruolo all’interno della ditta dei Fratelli Centauro, rappresentanti di lane) in imprenditrice con boutique aperte in tutto il mondo, basti pensare a quella di Beverly Hills, presente nel film American Gigolò di Paul Schrader con Richard Gere. Ma il matrimonio, già quando aveva iniziato il lavoro di interprete, si era andato logorando tanto che il figlio era stato portato in collegio. La separazione, l’incontro con un altro uomo, il fallimento e una vita intensa che la donna definisce “solo un lampo”.
Il viaggio di Chiarini è sia personale, perché aveva bisogno di risposte anche per definire meglio il rapporto con i genitori attraverso quello con la nonna, da sempre apparizione sporadica e sulla quale incombeva una fitta coltre di non detti. Qui l’anziana donna rilascia una lunga intervista al nipote (ottima la scelta delle inquadrature sulla donna, sia sul suo volto che del contesto che la circonda oggi), arricchita da decine e decine di immagini di repertorio, di filmati di famiglia in super 8, di fotogrammi cinematografici. In questo c’è anche un lavoro sociologicamete interessante perché viaggio nella memoria di un Paese, grazie anche alle immagini d’archivio della Fondazione Sturzo, Pitti e Istituto Luce). A produrlo il contributo del MiBAC Ministero per i Beni e le Attività Culturalie della Regione Toscana in collaborazione con Toscana Film Commission e La Régle Du Jeu.