Da baby regista prodigio a paladina della libertà . Hana Makmalbaf racconta il difficile mantenimento della speranza nell’Iran delle proteste soffocate nel sangue dei “Green days”
(Dalla nostra inviata Lia Colucci)
14/09/09 – Green days è la storia di un`illusione, di un sogno: quello di Ava, ma anche quello di un paese, l`Iran, all`alba delle elezioni presidenziali tra il vecchio leader Ahmadinjead ed il rivale il riformista Moussavi. Il popolo e gli studenti sono tutti con Moussavi. Ava si aggira tra di loro e nonostante sia delusa, quasi ammalata di sconforto, cerca disperatamente di affidarsi a questa onda verde che poi è il simbolo di Moussavi. La regista del film, di nome Hana, è l`ultima della dinastia Makmalbaf. Una cineasta molto coraggiosa che dopo i brogli elettorali del 12 giugno scorso che sancirono la vittoria di Amhadinnjead a scapito di Moussavi, ha ripreso con immagini di fortuna tutta la violenza del regime iraniano, dove milioni di persone sono scese in piazza e sono state aggredite da guardie speciali, centinaia di persone sono state uccise, migliaia ferite e 11.000 arrestate e torturate. Questo film è un inno alla libertà , alla democrazia. Ma tutto questo finisce nelle immagini soffocate dal sangue, che culminano nella morte di Neda, la ragazza diventata il simbolo di molti giovani iraniani. Girato con mezzi di fortuna, spesso avvalendosi dei contributi dei telefonini, il film è riuscito misteriosamente a sfuggire alla censura iraniana per poi essere montato in segreto proprio qui in Italia. Un documento forte e violento che sembra togliere ogni possibilità alla speranza, eppure l`entusiasmo e la caparbietà di tanti giovani ci lascia ancora uno spiraglio di luce.