Clint Eastwood abbandona le scene come attore, salutando il pubblico con una nostalgica, grande interpretazione à la Callaghan
13/03/09 – Uno dei produttori del film Gran Torino, Bill Gerber, afferma che Clint (Eastwood) si è sempre occupato delle questioni complesse delle razze, della religione e del pregiudizio, e lo ha fatto in modo onesto, che a volte poteva sembrare politicamente scorretto ma che è stato sempre molto autentico. In effetti, i personaggi che l`attore e regista americano ha portato sullo schermo non hanno mai brillato per diplomazia. E certamente Walt Kowalski, ex dipendente della Ford ormai in pensione e alla soglia della vecchiaia, non si allontana molto dai vari ispettori Callaghan & Co.. Tutt`altro. Ancora una volta, Eastwood racconta una storia americana senza cadere fra le maglie della retorica, nonostante ce ne siano tutte le possibilità e i mezzi. Il protagonista è un uomo che ha appena perso la moglie ed è costretto a passare le sue giornate da solo sotto il portico in compagnia delle sue birre, della sua Ford Gran Torino – simbolo di un`America ormai quasi scomparsa – e soprattutto dei tragici ricordi come soldato nella guerra di Corea. Non lo aiutano certo l`astio nei confronti dei figli adulti, nè i suoi coloriti pregiudizi da vecchio signore nei confronti delle etnie differenti, che ormai popolano il suo quartiere in cui lui è diventato l`unico bianco. Solo una giovane ragazza coreana della porta accanto riuscirà a scalfire le mura di solitudine dietro le quali si è barricato e a fargli fare amicizia con il solitario fratello Thao. Come in ogni film di Clint Eastwood, però, c`è molto altro da scoprire sotto questa esile trama.
Il razzismo, l`amicizia e la comprensione diventano un tassello fondamentale per spiegare al pubblico un mondo contemporaneo che è certo più complesso dei titoli di cronaca dei giornali. Il personaggio interpretato dal veterano attore sintetizza al meglio tutta la sua carriera, tanto che, come lui stesso ha dichiarato, sarà la sua ultima apparizione davanti alla macchina da presa. Nonostante un inizio banale e stereotipato e una narrazione troppo schematica e repentina, utilizzata per descrivere il passaggio dall`astio al sentimento d`amicizia da parte di Walt per i suoi vicini, il film funziona soprattutto per le caratteristiche tipiche del egista e ormai fin troppo note al suo pubblico: lo stile asciutto e ben calibrato la cui forma estetica è essenzialmente votata al servizio del racconto della storia. Non c`è nulla di nuovo da attendersi, i temi sono sempre quelli cari a Eastwood, quali la dignità , l`onore, il coraggio – quello vero e non quello retorico – di antieroi votati al sacrificio di sè che dimostrano che la tolleranza, il rispetto e l`amicizia non si manifestano solo non utilizzando epiteti offensivi, ma attraverso altre vie, come avviene nello splendido finale (per certi versi davvero tipico del suo autore, ma con un pizzico di malinconia tragica in più). Il merito maggiore sta, però, nell`aver fatto un prodotto onesto e nell`aver descritto, soprattutto, un uomo onesto. Un`opera del genere ha fatto storcere il naso all`ipocrisia politicamente corretta dell`America di oggi, ma essere autori è anche simbolo dell`andare controcorrente. E vedendo “Gran Torino” si capisce perchè stavolta l`impenetrabile mito moderno della frontiera non ha attecchito sugli ingranaggi dell`Academy, ma è davvero un dolore di cuore non aver visto almeno il volto mono-espressivo del suo protagonista, ma di quelli di classe e di serie A, nella cinquina dei migliori attori. Splendida la canzone omonima dei titoli di coda candidata ai Golden Globes scritta da Eastwood con il figlio Kyle e Michael Stevens.
(ERMINIO FISCHETTI)
Titolo originale: Gran Torino
Produzione: USA, 2008
Regia: Clint Eastwood
Cast: Clint Eastwood, Bee Vang, Ahney Her
Durata: 116`
Distribuzione: Warner
Uscita: 13 marzo 2009