Dalla nostra inviata Valentina Neri
Dopo due anni di assenza, sulla Croisette torna un ministro italiano per i Beni e le Attività Culturali. E parla di cinema nostrano augurandosi che vinca la Palma d’oro. Basterebbe questo a far gridare alla notizia, ma è meglio lasciare che siano le parole di Giancarlo Galan a raccontare il suo incontro con la stampa al Padiglione Italia. “Sono i servizi che fanno la differenza tra Venezia e Cannes – esordisce subito il ministro – loro hanno un mercato del film e noi no. Loro hanno delle reali convenzioni con gli alberghi e noi no: sono ospite al Majestic con 75 euro a notte. All’Excelsior ne avrei pagate almeno 400. Ecco dove c’è divario. Per non parlare dell’utilizzo del Lido. Sulla Croisette c’è sempre un evento, al Lido dopo il festival c’è il nulla. Riprendendo quanto detto ieri da Bertolucci dovremmo un pò indignarci e far in modo che quello che è stato finora cambi con qualcosa di meglio – ha continuato Galan – se penso allo stato di stallo del nuovo Palazzo del cinema di Venezia per cui abbiamo già speso 20 milioni di euro e ne servirebbero altri 15 solo per tirar via l’amianto trovato negli scavi, allora si che m’indigno. Non ho intenzione di insistere sulla costruzione del nuovo Palazzo. Serve qualcosa di innovativo. Intendiamoci: l’indignazione è il primo passo perché le cose cambino. E’ chiaro che ciascuno ha i suoi parametri: Bertolucci i suoi, io i miei.
Adesso è il momento di dire basta alle manifestazioni per l’emergenza, che pure erano giuste, e lavorare assieme perchè il cinema italiano sia sempre più competitivo. A cominciare da qua: sono scaramantico quindi non ho programmato niente per tornare a Cannes in caso di vittoria il 22, ma spero che uno dei nostri film trionfi. Ho visto il film di Moretti, Habemus Papam, e mi è piaciuta la complessità psicologica dietro ai personaggi, ma più di questo non voglio dirvi: non sarebbe giusto nei confronti del lavoro di Sorrentino, This Must Be the Place, che non ho ancora visto”. Incanzato dai giornalisti sulle urgenze dell’industria il ministro ha poi concluso: “Il Tax Credit è un’ottima risorsa che andrebbe estesa a tutto il comparto della cultura. Non si può pensare di fare politiche culturali senza incentivi fiscali come non si può più aspettare per far approvare una legge di sistema sul settore. Ce ne sono molte depositate in Parlamento. Bisogna salvare da ciascuna le cose buone e scriverne una tutta nuova”. Sul finale l’ennesima stoccata, seppur piccola, al festival di Roma che “si deve differenzare di più da quello di Venezia che è una mostra del cinema, non una festa. Quanto ai finanziamenti: non è forse lo stato a foraggiare il comune di Roma che sostiene la kermesse?”