La locandina del film presenta meglio di mille parole il doppio racconto presente in questo film, diviso tra sogno e orrore, ispirato ai tragici eventi accaduti ad una piccola bambina a Parco Verde di Caivano, provincia di Napoli nel 2014.
Raccontare una storia orribile dall’unico punto di vista che era possibile scegliere: quello di una bambina che da quell’orrore, grazie alla fantasia, ha provato a proteggersi e a fuggire. Così è nato Fortuna, l’opera prima di Nicolangelo Gelormini, presentata nella selezione ufficiale alla Festa del cinema di Roma.
“Cinema come riscatto della realtà, nell’immersione catartica dei sentimenti” ha dichiarato il regista che ha scelto come protagoniste Valeria Golino, Pina Turco e la piccola Cristina Magnotti.
“Nel rispetto della verità giudiziaria, Fortuna è divenuta una principessa di un pianeta lontano chiamato Tabbis, che combatte disperatamente per far ritorno a casa e sfuggire ai Giganti che le danno la caccia” viene aggiunto dall’autore”.
Il film è strutturato come una partitura in due atti e ha un montaggio che racconta Nancy e Fortunata come due riflessi della stessa bambina: la bambina violata che trasfigura l’orrore nel disegno e che diventa la principessa di Tabbis, il pianeta dove vuole tornare per sfuggire ai Giganti. E nell’ultima scena le viene regalato ciò che la vita le ha negato perchè il cinema può avere questo potere e allontanare, almeno nella finzione filmica, da quella colpa, da quel mondo adulto che non era in ascolto, che ha lasciato che il mostro nascesse nel degrado e nelle solitudini. Il mondo adulto che ha tradito una bambina che meritava solo amore.
Il regista napoletano, per anni assistente di Paolo Sorrentino, e autore del corto Resetm dichiara, in conferenza stampa che il lavoro sulla messa in scena è stato molto istintivo, dal punto di vista della costruzione e che un ruolo fondamentale – in una storia che sarebbe stata pornografica se raccontata seguendo i fatti accaduti – lo ha avuto il lavoro sul fuoricampo: “La struttura ha creato l’estetica e ha fatto sì che l’estetica portasse lo spettatore da una parte e la narrazione dall’altra, creando così un contrasto interno molto forte, una reazione nello spettatore: la stessa emozione che può provare la vittima di un abuso atroce come questo”.
Valeria Golino interpreta due ruoli: quello della realtà e quello che la bimba vorrebbe che lei fosse e per entrambe domina un profondo senso di protezione e di amore che fa stare bene la piccola. All’opposto Pina Turco che nei due medesimi ruoli di Valeria (madre e psicologa) è inadatta, distratta, incapace di vedere, di capire e di aiutare.
I Golden Rain, anch’essi napoletani come il regista, sono i compositori delle musiche e sono stati coinvolti nel racconto dei due mondi della piccola protagonista e il loro apporto è stato fondamentale per lo spettatore per distinguerli e seguire al meglio la narrazione. Hanno fatto uso soprattutto di musica elettronica e di melodie vocali spesso disturbanti, come la realtà raccontata.
Il film, vista la tematica affrontare e il senso del pudore che lo domina, è stato patrocinato da Save the childrem, da anni dalla parte dei bambini che sempre più spesso vengono traditi dagli adulti.
giovanna barreca