Flussi seriali – Percorsi e influenze odierne e vintage delle serie americane a cura di Erminio Fischetti
In un tempo lontano lontano, quando Mad Men non aveva ancora rilanciato la moda della serie tv in costume o Kathryn Stockett non aveva ancora scalato le classifiche dei bestseller sull’amicizia femminile interraziale del profondo sud con The Help (con conseguente adattamento cinematografico da Oscar), quando le strutture della scrittura seriale vagavano sulle tiepide e placide vele della contemporaneità, alla fine degli anni ’90, Any Day Now (in Italia con il titolo Da un giorno all’altro, trasmessa prima dalla Rai e poi da Hallmark Channel su Sky) raccontava quegli anni Sessanta che sono stati sempre un po’ il chiodo fisso o, per meglio dire, il momento più complesso della storia sociale e politica degli USA. La serie si concentra proprio sul forte contrasto di una società cambiata drasticamente in un arco temporale di trent’anni. Fra passato e presente viene, infatti, raccontata la città di Birmingham, nell’Alabama del profondo sud, attraverso il rapporto d’amicizia fra la bianca Mary Elizabeth O’Brien e la nera Rene Jackson. Un’amicizia nata negli anni dell’infanzia – nel contesto di quel sud segregazionista dove i rapporti fra bianchi e neri dovevano essere tenuti ben separati – proseguita nell’adolescenza e interrotta quando la prima è rimasta incinta del suo fidanzato di sempre e la seconda si è trasferita a Washington per intraprendere una notevole carriera di avvocato. Un rapporto che sembrava finito a causa dell’età adulta, delle responsabilità, del tempo – invitto giudice che finisce per logorare persino i rapporti apparentemente più saldi e duraturi – fino a quando Rene ritorna in città per la morte del padre e decide di rimanervi e ricominciare lì la sua professione. Piano piano, il rapporto fra le due donne – Mary Elizabeth nel frattempo è diventata una casalinga frustrata con aspirazioni da scrittrice – riprende e diventa più saldo che mai.
Una serie realizzata dal canale femminile Lifetime, andata in onda fra il 1998 e il 2002 per quattro stagioni, trova il suo punto di forza nei flashback e flashforward dell’infanzia e dell’età adulta delle due donne, nell’analisi di una società all’apparenza completamente cambiata, ma che mantiene ancora uno zoccolo duro delle sue abitudini e delle sue opinioni e ricorda ancora oggi con molto dolore gli anni del Ku Klux Klan, del Vietnam, delle lotte di Martin Luther King, dove i rapporti fra la famiglia Jackson, una famiglia di colore per l’epoca benestante e molto impegnata nei diritti civili, e la razzista e bigotta famiglia O’Brien, che contrasta il rapporto fra le due ragazzine (appoggiato solo dall’amorevole nonna e dal liberale fratello maggiore di Mary Elizabeth), è un ritratto sui meccanismi comportamentali fra bianchi e afroamericani in una città che ancora oggi, per certi aspetti, risulta divisa. Il rapporto fra Mary Elizabeth e Rene si alimenta anche nell’età adulta di quella stessa forza e coraggio che hanno segnato l’inizio della loro amicizia in giorni ricchi di storia di cui sono state protagoniste, permettendo ad entrambe di sviluppare un identico istinto di ribellione verso gli schemi del loro mondo. Ma, pur essendo una serie fortemente incentrata su uno dei crinali più delicati della storia dei diritti civili americani, Da un giorno all’altro si rivela anche uno di quei prodotti capace di affrontare in maniera trasversale tanti altri argomenti di natura sociale che riguardano la quotidianità delle due donne nei propri contesti famigliari e lavorativi (in particolare i casi dello studio legale di Rene), ma che al razzismo restano comunque legati: omosessualità, stupro, religione, morte. Il femminismo, in particolare, invece si dipana nel segno di un racconto femminile fatto di identità e affetti che, pian piano, da pubblico diventa sempre più privato. Un privato che serve per raccontare il pubblico.
L’ottima base, creata dalla medesima Nancy Miller autrice della mediocre Saving Grace, si lascia un po’ annacquare dal target del canale di riferimento e forse in alcuni momenti non sembra spingere troppo il pedale dei contrasti, ma tutto sommato l’affresco è credibile e i due personaggi sono perfettamente ritagliati sullo sfondo dei luoghi e dei tempi. L’ottima colonna sonora a tema storico, a cominciare dalla sigla adattata da Lori Perry dal classico di Chuck Jackson Any Day Now (da cui ovviamente è ripreso il titolo della serie) e le due interpreti, Lorraine Toussaint e in particolare Annie Potts, mantengono ben salda la riuscita generale del prodotto.