Flussi seriali – Percorsi e influenze odierne e vintage delle serie americane a cura di Erminio Fischetti
Le serie tv americane sugli ospedali e i medici hanno infestato negli ultimi cinquant’anni il piccolo schermo. Come nella realtà, anche nella fiction agli infermieri viene destinato il ruolo di ombre nella vita dei medici, figure viste invece dalla collettività in maniere eroica e onnipotente. Ma Nurse Jackie – Terapia d’urto dice un’altra cosa, dice che i medici fanno solo le diagnosi, mentre sono gli infermieri a curare, a lottare attimo per attimo con la vita dei pazienti, a custodirli e a proteggerli. Nella New York più alienata che mai, dove ormai l’11 settembre è storia, Jackie Peyton è un’infermiera di un pronto soccorso alquanto cinica e farmacodipendente, che non si fa scrupoli di intraprendere una relazione con il farmacista dell’ospedale pur di avere le pillole di cui ha bisogno, ma capace anche di falsificare documenti pur di consentire l’espianto di organi da un paziente morto e donarli a chi ha bisogno, aiutare a morire un’amica distrutta dal cancro, avere pazienza con una propria allieva un po’ logorroica e imbranata, coprire gli errori dei medici. Insomma, l’ospedale è in mano sua. Come se non bastasse, Jackie nasconde un altro segreto ai colleghi, eccettuata la sua migliore amica, la dottoressa O’Hara: un marito amorevole e due figlie affettuose, una ordinaria e pacifica vita di periferia.
Insieme a Weeds, United States of Tara e l’ultimo The Big C, un altro forte ed anticonformista personaggio femminile per la rete via cavo Showtime; Jackie è una donna che rappresenta le contraddizioni della società contemporanea, che vuole i propri protagonisti capaci di essere al loro meglio in tutte le loro molteplici attività. Il sogno americano di oggi è quello di essere genitori perfetti a casa e persone di successo e professionali al lavoro. Ma per tutto c’è un prezzo da pagare. Quello di Jackie è il senso di colpa e la tossicodipendenza. Eppure nel suo dualismo non c’è solo questo, c’è anche la quotidiana visione di sofferenze fisiche e psicologiche che entrano ogni giorno all’ingresso del pronto soccorso. In un alternarsi di umorismo nero e dramma, la serie di Evan Dunsky, Linda Wallem e Liz Brixius racconta la quotidianità e la contemporaneità di un mondo che succhia le energie delle persone, fino a renderle vittime di se stesse e dei propri sensi di colpa. Ma l’unica vera colpa di Jackie Peyton è quello di pretendere troppo da se stessa. Una linea sottile che alla fine può spezzarsi e veder rischiare di perdere tutto. A dare voce e immagine a questa eroina antieroica il volto emaciato della straordinaria Edie Falco, che torna in tv dopo aver rivestito per sette anni il ruolo femminile più menzionato e premiato degli ultimi anni, quello di Carmela Soprano nell’ormai cult e leggendario I Soprano (inframmezzato da una piccola parentesi come guest star in 30 Rock). Eppure, per quanto la serie sia incentrata su di lei, è proprio la coralità delle storie e dei personaggi ad essere la chiave vincente della scrittura, che si fa carico di un andirivieni di microstorie dei pazienti, tessute a doppio file con quelle dei personaggi dell’ospedale – spesso insensibili, soli, infelici come la direttrice Gloria Akalitus, incapaci e nevrotici come il dottor Cooper, fragili come la dottoressa O’Hara, etc. Dal 19 ottobre, in Italia, viene distribuito il cofanetto dvd della prima stagione della serie (ricco di interviste e approfondimenti), negli Stati Uniti ormai alla terza e vincitrice di numerosi premi e riconoscimenti tra i quali nomination ai Golden Globe e un Emmy per la donna che da il volto a questa straordinaria infermiera. Edie Falco non ha sbagliato neppure stavolta.