Flussi seriali – Percorsi e influenze odierne e vintage delle serie americane a cura di Erminio Fischetti
Una diversa collocazione stagionale di questa quarta edizione del Roma Fiction Fest, a settembre anziché a luglio, ha permesso in contemporanea con gli Stati Uniti la visione di alcuni degli episodi pilota delle serie più attese della stagione 2011/12 – spesso in partenza in questa parte dell’anno sui canali generalisti – senza escluderne qualcuno più succoso della scorsa primavera (The Killing ed Episodes notevoli, appartenenti però alla ben più qualitativa tv via cavo). E se certo dal pilota non si può misurare senza possibilità di errore il valore di una serie, sicuramente, però, lascia ampio spazio alle scommesse. Che da quello che si è visto non sono certo delle migliori. C’è da dire a difesa della povera stagione televisiva americana che questo festival si crogiola nella sua mediocrità. Analizzando gli episodi visionati, sembra che la rotta delle produzioni televisive si diriga verso il vintage, lo sviluppo del revival. Un forte richiamo verso i tempi passati e il gusto per il favolistico sul piccolo schermo in questa annata la fanno da padroni; spiccano per mediocrità prodotti come Pan Am (trasmesso dalla ABC con Christina Ricci protagonista), un vacuo e zuccheroso ritratto dell’America anni Sessanta sulla compagnia aerea più gettonata dell’epoca, nulla a che vedere con Mad Men, serie che ha rilanciato i favolosi Sixties (talmente di moda che la NBC annuncia in questi giorni, un adattamento di un popolare romanzo dell’epoca di Jacqueline Susann, La valle delle bambole, già alla base di un melò cinematografico di Mark Robson), con cui questo nuovo lavoro nulla ha a che vedere quanto a consistenza.
Revenge, ennesima variazione sugli intrighi di famiglie ricche e potenti all’interno del palinsesto ABC, così come Once Upon a Time. Gli schemi alla Dirty Sexy Money, Brothers & Sisters, Desperate Housewives non cambiano, ma in questo caso vengono esasperati nel loro aspetto oscuro, nel tripudio di intrighi e vendette, sangue e sesso, truculenta morbosità da soap opera. A conti fatti, più che somigliare ai successi della ABC citati, dove si subodorava anche una sana dose di critica sociale, Revenge, in particolare, nella struttura narrativa ricorda di più quelle di un prodotto anni Ottanta alla Dallas o alla Dynasty. Philip Noyce dirige questo pilota alquanto mediocre, con protagonista una rediviva Madeleine Stowe che per ironia della sorte torna a lavorare su un titolo omonimo a quello del film che la portò al successo nel 1990.
Si trascina di anno in anno l’ossessione per le serie cult di azione degli anni Settanta e Ottanta. Dopo Supercar e Hawaii Five-0, ecco arrivato il must per eccellenza: le Charlie’s Angels in versione contemporanea che si crogiolano in una inconsistente patina visiva e di eccessivi split screen (tanto per far capire che si stanno citando gli anni Settanta) dove l’imbranato e grassoccio Bosley, ometto di mezza età, diventa un aitante e muscoloso trentenne. Da questo probabilmente si può comprendere il valore del prodotto. Non erano bastati i due pessimi film di una decina di anni fa. Vacua produzione. Come Unforgettable, che racconta di un’ex-poliziotta dotata di ipertimesia (sindrome della super-memoria per cui si riesce a ricordare nei minimi dettagli gli eventi del passato) ma dilaniata dall’omicidio insoluto di una persona cara. Ritrova l’amore della sua vita, ovviamente un poliziotto, quando una sua vicina viene uccisa. Il resto lo si può immaginare. L’ennesima variazione del poliziesco alla The Mentalist, ma ancora più noioso. Dopo tutto questo, verrebbe da dire “Once upon a time … the series”, ma speriamo sia solo un anno di transizione. Nel futuro prossimo speriamo di farci riscaldare di nuovo il cuore da storie promettenti come Terra Nova, attesissimo ritorno agli albori della specie, prodotto tra gli altri da Steven Spielberg, dove una famiglia del ventitreesimo secolo si ritrova catapultata nella preistoria per salvare il mondo dalla sua ineluttabile decadenza e fine; The Killing, bell’esempio di remake di una serie poliziesca danese (Forbydelsen, un cult) trasposta nei luoghi freddi e umidi di Seattle, e Episodes, che segna il ritorno di Matt Le Blanc, il Joey di Friends impegnato a ironizzare su se stesso e sulle sit com americane attraverso l’occhio di due sceneggiatori inglesi. Serial i cui primi assaggi fanno ben sperare.