Flussi seriali – Percorsi e influenze odierne e vintage delle serie americane a cura di Erminio Fischetti
Non meniamo il can per l’aia: The Closer è una serie poliziesca davvero scialba. Sia per contenuti che per estetica. La salva soltanto il personaggio protagonista del vice-capo della squadra crimini maggiori Brenda Leigh Johnson, una cortese ed educata signora del sud trasferitasi da Atlanta a Los Angeles che dice sempre grazie e per favore, ma poi possiede la determinazione di far confessare i cattivi assassini come se avessero cinque anni. L’unica figura circolare della serie, gli altri sono fatti di cartapesta, Brenda è un pò la versione di Jane Tennison (ma attenzione The Closer è lontana anni luce da Prime Suspect purtroppo) perché riesce ad imporsi come donna in un mondo di uomini senza perdere la sua femminilità, la sua eleganza, il suo spirito; nonostante possieda caratteristiche negative di un carattere cocciuto: il vice-capo è saccente, fastidioso, irritante e sa tutto lei. Non sbaglia un colpo. Ma forse alla fine non è nemmeno tanto merito del personaggio quanto del lavoro di Kyra Sedgwick, che riesce ad interpretarla sempre con metodo anche col passare degli anni. Tolto questo non resta praticamente niente altro di buono.
The Closer, infatti, è l’ennesima serie poliziesca dove gli sbirri sono sempre dalla parte giusta della barricata, senza mai tentennare, senza mai cedere alla corruzione, manca solo l’armatura e il cavallo bianco. E questo lascia il tempo che trova anche all’interno della sceneggiatura perché se interessante appare il personaggio (persino nei suoi aspetti antipatici e saccenti, che lo rendono alquanto umano) a lungo andare il prodotto sfibra lo spettatore che assiste alla messa in scena di copioni privi di struttura e di casi interessanti (soporiferi come le ultime stagioni di CSI per intenderci) e di personaggi minori che si dimenano sullo sfondo con la stessa consistenza della carta velina; privi di ambiguità; tutti di fronte all’eroina fanno davvero una magra figura, compagno della donna compreso. E proprio per questo lo stesso personaggio di Brenda perde il suo valore perché incapace di confrontarsi con altri in quanto privi del suo calibro narrativo e psicologico, due elementi che sono diventati la chiave vincente della serialità americana da quindici anni a questa parte. Inoltre, nelle storie non ci sono intuizioni, non ci sono colpi di scena. Di conseguenza diventa monotona. Emblema e visione di un’America fatta di cliché dove manca il bianco e nero della realtà (non a caso la fotografia è inespressiva e quando è così conviene sempre essere dubbiosi della qualità di un prodotto perché significa che manca di personalità), The Closer torna indietro e annulla tutti i passi avanti fatti da serie poliziesche come Hill Street Blues, Miami Vice, NYPD, The Shield, che svelavano il buono e il cattivo tempo della polizia. Tanto meno lo si può paragonare alla complessità dei casi di Law & Order (in particolare della versione special victims unit). In ogni famiglia ci sono dei panni sporchi, ma in questa la maestrina Brenda Leigh tiene tutto in perfetto ordine e in candido pulito (manco fosse la prova del bianco di un noto detersivo strapubblicizzato!) e dirige il traffico dei suoi sottoposti, spesso goffi, spesso sopra le righe, tanto che per riempire i quaranta minuti dell’episodio lo si contorna di un umorismo da educande, certo non da caserma! E infatti forse più che scialbo a The Closer si può attribuite l’aggettivo sciocco.
Titolo originale: id.
Creatore: James Duff
Cast: Kyra Sedgwick, J.K. Simmons, Corey Reynolds, Robert Gossett, G. W. Bailey, Michael Paul Chan, Anthony John Denoson, Raymond Cruz, Jon Tenney, Philip P. Keene
Produzione: USA 2005-2011
Durata: 45′ circa (6 stagioni; 88 episodi)
Distribuzione originale: TNT dal 13/06/05 al 03/01/11
Distribuzione italiana: Italia 1/Mediaste Premium