Flussi seriali – Percorsi e influenze odierne e vintage delle serie americane
Melrose Place – 1992
(Rubrica a cura di Erminio Fischetti)
12/11/09 – Qualche settimana fa ha debuttato negli Stati Uniti sul network CW la versione degli anni Duemila della serie creata da Darren Star nel 1992 e conclusasi alla settima stagione nel 1999, Melrose Place>, a sua volta spin-off del cult Beverly Hills 90210 (1990-2000), a sua volta fonte di un remake lo scorso anno. Insomma, un copia e incolla continuo! In attesa, che, anche in Italia, arrivi questa nuova versione sprechiamo qualche parola su quella originale degli anni Novanta, di cui i nuovi teenager sicuramente non ricorderanno nulla, ma di cui un vecchietto di venticinque anni (come me, ahimè) possiede ancora un vago ricordo, rispolverato recentemente dalle repliche di Rai4. La serie dellepoca era perfetta figlia del suo tempo, quei decadenti anni Novanta, che tutti ricordiamo come periodo privo di idee, confusione, perdita degli ideali, mancanza di cultura, tanto consumo di droga, arrivismo e sciatteria della moda. Basta vedere come si vestono i protagonisti della serie: jeans ascellari, camicione, maglioni enormi. Tutto quello che oggi non và più, insomma. Ma, gli anni Novanta sono anche quelli dei grandi successi televisivi, come ER e Friends. In quel periodo, la serie di Darren Star (futuro autore di Sex and the City) partì come uno spaccato sociale losangelino di formulazione realistica, sviluppato intorno ad un gruppo di giovani, alle soglie della trentina e allinizio delle loro acerbe carriere lavorative, abitanti un condominio con piscina al 4616 di Melrose Place. A causa dei deludenti indici di ascolto iniziali, però, si pensò ben presto di virare il prodotto verso lo stile di una soap opera dagli improbabili meccanismi e colpi di scena, che vedevano i vari Michael, Jane, Sydney, Jake, Allison, Billy, Kimberly (interpretata dalla futura casalinga disperata Marcia Cross) & Co. cambiare umore, carattere, e soprattutto partner in una specie di carosello scambista, un qualcosa che sembra molto kitsch, ma che è soprattutto un composto di cattiva sceneggiatura. Eppure, ad un certo punto, il pubblico cominciò ad impazzire per questo insieme di avvenimenti, che vedeva al centro dei meccanismi la padrona della magione, ovvero larrivista e meschina Amanada Woodward (che aveva il volto di Heather Locklear, il cui ruolo le fruttò quattro delle sue sei nomination ai Golden Globe).
La psicologia dei personaggi tende a trascendere improvvisamente verso una cattiveria improbabile, la maggior parte di loro viene condotto verso un lato oscuro fatto di ricatti, comportamenti dubbi, ma, nonostante ciò, non manca lanalisi di una società sbandata, immorale e priva di cultura, anche se il messaggino di fondo appare sempre una moralistica lezioncina di vita. Vengono inoltre trattati temi come la prostituzione, la malattia mentale, labuso di sostanze stupefacenti, il yuppismo feroce e arrivista, il suicidio, lomosessualità (anche se questultimo, specie nelle prime stagioni, è raccontato in maniera molto castigata, quasi asessuata). Il tutto, però, in una panoramica superficiale attraverso gli occhi dei suoi protagonisti, che alle volte sanno essere davvero inetti e banali, per non dire idioti, e delle loro storie, tagliate con laccetta e mancanti di sfaccettature profonde. Il programma ci trasmette un messaggio fatto di uomini egoisti, egocentrici, maschilisti e donne galline che si beccano fra loro per contendersi loggetto del loro desiderio (su tutti rappresentato da Jake Henson, che praticamente si concede a tutte, salvo poi lagnarsi di non essere solo un oggetto o un premio da contendersi), che blaterano sul loro desiderio di indipendenza, ma a cui piace poi essere vessate dallaltro sesso. In sostanza, tutti litigano come bambini alla prima elementare e certo non sembrano assolutamente medici, designer, pubblicitari, né tantomeno le persone intelligenti che credono di essere. Una lettura della gioventù degli anni Novanta? Può essere, in fondo la serie di Darren Star rappresentò senza dubbio un fenomeno di costume. Nonostante gli studi e lanalisi, non è però difficile capire, a distanza di anni, perché tutti aspettassero di sintonizzarsi sulle note della sigla di Tim Truman, anche se la cosa appare inspiegabile per certi versi.
Melrose Place
Creatore: Darren Star;
Interpreti: Heather Locklear, Josie Bissett, Thomas Calabro, Andrew Shue, Courtney Thorne-Smith, Doug Savant, Grant Show, Laura Leighton, Marcia Cross, Jack Wagner, Daphne Zuniga, Rob Estes, Kelly Rutherford, Kristin Davis, Vanessa Williams, Lisa Rinna;
Produzione: USA, 1992- 1999;
Durata: 45 (1 X 227 episodi);
Distribuzione originale: 8 luglio 1992 su FOX;
Repliche: Rai4, dal lunedì al venerdì ore 17,30