Flussi seriali – Percorsi e influenze odierne e vintage delle serie americane
Casa Keaton: il Sessantotto e l’edonismo reaganiano a confronto generazionale
(Rubrica a cura di Erminio Fischetti)
25/11/10 – In un decennio ossessionato dal yuppismo, gli anni Ottanta nel cinema americano sono noti per aver messo in luce le dinamiche private della gente, basti pensare a pellicole come Gente comune, Sul lago dorato, Voglia di tenerezza, Crimini del cuore, Turista per caso nelle quali furoreggiano con grande sentimentalismo storie di natura familiare. In televisione, al contrario, si prediligono quelle di ambiente lavorativo. Così sono nate molte delle più amate sit-com di quegli anni come Murphy Brown, Giudice di notte, Dalle 9 alle 5 orario continuato, Cin Cin; tra le poche eccezioni ricordiamo la splendida Casa Keaton, in origine Family Ties, nella quale gli aspetti della famiglia si confrontano in particolare nella sua analisi generazionale e storica.
Mamma e papà, Elyse e Steven, due ex-hippy, hanno fatto il Sessantotto, hanno manifestato contro la guerra in Vietnam, mentre i tre figlioli sono perfetti esempi del consumismo e della politica reaganiana, in particolare il maggiore, Alex, giovane repubblicano fiero e orgoglioso del suo credo. Trasmessa fra il 1982 e il 1989 dalla NBC, la serie creata da Gary David Goldberg mette palesemente in evidenza il cambiamento di quei due tempi analizzando da un lato i fallimenti del Sessantotto, che ha trasformato i suoi protagonisti in pacifici borghesi, dall’altro la superficialità di un governo e di un decennio come gli Ottanta, che è riuscito a manipolare le menti più giovani e dove l’interesse per la politica scema per un più convenzionale desiderio di stabilità economica. Ciononostante, però, i sentimenti pacifisti e politicamente democratici dei due genitori portano sempre a far ravvedere, ragionare – attraverso un’educazione progressista e attenta al dialogo – i figlioli dai loro errori quotidiani, dai loro piccoli egoismi, fermo restando che nulla cambia negli ideali consumistici di questi ultimi. Con sarcasmo e ironia, Goldberg riuscirà a mandare aventi una serie per ben sette stagioni semplicemente basandosi su questo trasformismo generazionale e avvalendosi di un ottimo cast che vede salire alla ribalta un giovanissimo Michael J. Fox nelle vesti del giovane protagonista, figura centrale della serie con il suo fervente edonismo messo alla berlina. Casa Keaton, con la sua spigliatezza, diventa a sua volta mito generazionale, esempio di un passato televisivo che ha fatto storia, e che si rivela eccezionale nella critica alla sua contemporaneità pur non compiendo alcun diniego, come il cinema di allora, nei confronti dei sentimenti e delle storie private, rivelandosi un’ennesima esaltazione dei valori della famiglia. Famiglia al cui interno vengono consumati simbolismi politici e discussioni, microcosmo di un mondo molto più grande e pieno di problemi a cui proprio gli Stati Uniti di quel decennio dovettero fare fronte. Una visione di quegli anni che diventa, sembra una bestemmia dirlo, malinconica e ingenua se confrontata con l’occhio odierno, ancora più disilluso e cinico nei confronti dell’intera situazione politica internazionale. Certo oggi una Casa Keaton con papà e mamma che ricordano i tempi di Reagan e figlioli nati e cresciuti in era post -11 settembre (con visione filo-Bush) sarebbe impensabile e soprattutto farebbe rabbrividire!
Titolo originale: Family Ties;
Creatore: Gary David Goldberg;
Cast: Meredith Baxter-Birney, Michael Gross, Michael J. Fox, Justine Bateman, Tina Yothers
Produzione: USA 1982-1989
Durata: 25’ circa a episodio (180 episodi suddivisi in 7 stagioni)
Distribuzione originale: 1982-1989 su NBC
Distribuzione italiana: Canale 5, Italia 1, ora in replica si Fox Retrò