Flussi seriali

Out of practice – Medici senza speranza: l’antesignano di Modern Family senza il successo di quest’ultimo. Con i veterani Stockard Channing e Henry “Fonzie” Winkler.

Flussi seriali – Percorsi e influenze odierne e vintage delle serie americane a cura di Erminio Fischetti

flussi-serialiLa famiglia. La famiglia a volte può essere terribile, un vero tormento specie se non si viene considerati all’altezza delle aspettative. Succede al povero e timido Ben che – in quanto terapista di coppia – non si guadagna la reputazione di “pari grado” dal padre gastroenterologo che, in crisi di mezz’età, ha mollato la madre cardiologo per la sua assistente oca giuliva tutta curve (Jennifer Tilly), né tantomeno dal fratello chirurgo plastico egocentrico e donnaiolo o dalla sorella lesbica, medico di pronto soccorso. Eppure tutti con le loro idiosincrasie, beghe e problemi corrono sempre da lui per risolverli e metterlo in mezzo. Queste le premesse di Out of Practice – Medici senza speranza, serie andata in onda negli Stati Uniti sulla CBS nella sola stagione 2005/2006 (dopo la quale è stata cancellata )e in Italia su Sky e Raidue nella primavera/estate del 2007. Buone premesse considerato che al timone del carro c’erano Joe Keenan (produttore e sceneggiatore di Frasier) e Christopher Lloyd, non il dr. Brown di Ritorno al futuro, ma un altro degli sceneggiatori di Frasier e la mente del successo planetario di Modern Family.

Promesse mantenute perché la serie riesce a sviluppare bene tutti i suoi meccanismi attraverso lo schema della sitcom di genere famigliare e soprattutto attraverso la caratterizzazione di uno stuolo di personaggi nevrotici. Battute sagaci e pepate mettono alla berlina soprattutto il rapporto fra i due genitori separati, con la crisi di mezz’età dell’uno e la rabbia al vetriolo dell’altra. La crisi della coppia borghese al capolinea dopo quasi quarant’anni di matrimonio trova in Out of Practice i suoi classici problemi di fondo e il rapporto fra i due sottolinea le loro contraddizioni: ostentano indifferenza reciproca salvo poi beccarsi ogni volta che si incontrano e salvo poi – in fondo – desiderarsi ancora. E i figli, pur essendo grandi e grossi, sono vittime di questo tempestoso divorzio come se fossero ancora bambini, tanto da essere ancora più confusi e distruttivi con i propri rapporti affettivi, con la propria vita.
Un meccanismo comico consolidato che trova ampio raggio di riuscita attraverso la prova da mattatori di Henry Winkler, che a quasi trent’anni dalla fine di Happy Days è ancora imbrigliato nel ruolo di Fonzie, personaggio che è stato la sua fortuna e la sua maledizione (maledizione perché Winkler avrebbe potuto avere una buona carriera come interprete cinematografico di tutto rispetto, basta guardarlo dieci minuti come veterano del Vietnam ne Gli eroi di Jeremy Paul Kagan o diretto dall’ex-collega Ron Howard in Night Shift – Turno di notte) e di Stockard Channing, grande attrice attiva soprattutto in teatro e nota come la First Lady Abigail Bartlet nello splendido The West Wing. Out of Practice è composto da un meccanismo narrativo molto tradizionale, fatto di dinamiche famigliari, che ruotano intorno alle indifferenze e alle contraddizioni affettive. Funziona benissimo, sempre e comunque tanto che Lloyd lo ha ripreso quasi per intero e con più successo per il successivo Modern Family (che eredita anche Ty Burrell come interprete), in quel caso codificando quelle nevrosi e quelle dinamiche attraverso l’uso di una movimentata macchina a mano. Eppure questa ha avuto un notevole riscontro di pubblico e critica mentre Out of Practice è stato praticamente snobbato, nonostante i dieci milioni di ascoltatori iniziali. E poi Winkler come può liberarsi di Fonzie se anche qui Marion Ross, alias mamma Cunningham, gli da il tormento in uno degli episodi?