Filmgate: Silvio e i diritti tv

06/06/11 - Le anomalie del rapporto cinema-televisione e il caso Mediatrade secondo il trader Silvio Sardi, a nudo nel libro del giornalista Paolo Negro.

Ci sono temi di attualità su cui vige un’invisibile censura di tipo culturale. Non che sia proibito parlarne, ma chissà come finiscono sempre per essere ingoiati dall’overflow di informazioni che bombardano la scena mediatica. Uno di questi è il processo denominato Mediatrade, che coinvolge tanto il Presidente del Consiglio quanto figure chiave dell’universo Mediaset degli ultimi anni. L’ipotesi dell’accusa, riassumendo, riguarda un presunto traffico illecito di ingenti somme di denaro, mascherato o comunque pretestuosamente giustificato dalla compravendita dei diritti per la messa in onda di film e altri contenuti televisivi. La questione non è irrilevante, ma nell’epoca del Bunga Bunga e delle Arcore’s nights sembra passata in secondo piano rispetto al Rubygate e ad altre notizie al limite del gossip. Ecco perché appare ancora più coraggioso e interessante un libro come Filmgate (Editori Riuniti) di Paolo Negro, lunga intervista all’imprenditore Silvio Sardi che di quei movimenti sospetti fu testimone diretto.

Famoso soprattutto per le sue relazioni con Lory Del Santo e Simona Ventura, tra la metà degli anni ’90 e l’inizio del millennio Sardi tentò anche una carriera nel mercato italiano del cinema, stroncata più o meno sul nascere dalla tendenza del maggior operatore televisivo privato, Mediaset, a comprare film solo da società “amiche” e a costi elevatissimi. Le dure regole della concorrenza? Nient’affatto: contratti alla mano, Sardi sostiene che la sua esclusione non avesse nulla a che fare con le opere di cui tentava di piazzare i diritti d’antenna, in effetti acquistate in seguito dalla stessa emittente ma a prezzi più che raddoppiati e rigorosamente da società di intermediazione a vario titolo vicine alla galassia Berlusconi. Galassia in cui anche Sardi non nasconde di essere provato ad entrare, perfino sostenendo il centrodestra alle elezioni e investendo miliardi nell’edizione piemontese de Il Giornale, senza però mai raggiungere il bandolo della matassa. Tanto più che con l’avanzata politica del Cavaliere anche il resto del mercato, a partire dalla neonata Rai Cinema, avrebbe cominciato a seguire un inesorabile processo di omologazione, con relativo e apparentemente ingiustificato innalzamento dei prezzi.

Come ovvio, non è certo Sardi a poter e dover dimostrare che sotto il caso Mediatrade si nasconde un’effettiva fattispecie criminosa. Quello che può fare questo Filmgate è solo riaccendere un po’ i riflettori su una vicenda di cui probabilmente i più non conoscono che qualche breve lancio di agenzia, ma che costituisce uno dei tanti nodi irrisolti del nostro panorama mediatico segnato a tutti i livelli dall’anomalia italiana per eccellenza, il duopolio Rai-Mediaset. Bisogna però sottolineare che non si tratta di un vero e proprio volume d’inchiesta. La scaletta dell’autore, il giornalista Paolo Negro, sembra determinata quasi totalmente dal flusso di coscienza di Sardi, che racconta (per fortuna senza troppe apologie) i propri tormenti e le sconfitte nel mondo del cinema italiano come trader di diritti audiovisivi e anche come produttore del flop Honolulu Baby di Maurizio Nichetti. Un documento non indispensabile, ma comunque utile per orientarsi nella complessa realtà di un settore che, guarda caso, sembra sempre più perdere la propria autonomia omologandosi all’estetica, allo star system, e non da ultimo, a capitali che fanno capo alla tv.

LAURA CROCE

SCHEDA LIBRO
Titolo: Filmgate
Autore: Paolo Negro, Silvio Sardi
Prezzo: € 16,00
Editori Riuniti
Pagine: 320, brossura
Lingua: Italiano