Dopo Cannes, True mothers di Kawase al cinema

Dal 13 gennaio 2022, il film di Naomi Kawase arriva nelle sale italiane. La regista, scrittrice, sceneggiatrice giapponese, pluripremiata per i suoi film e i suoi documentari, torna sul tema dell'amore tra genitori e figli. Un film ricco di fascino sull'amore che rende simili o forse no, sull'amore che forse basta per dare un' impronta ai figli o ... forse no.

In una delle scena più commoventi di Forrest Gump di Robert Zemeckis, quando Jenny rivela a Forrest di essere padre del loro figliolo Forrest jr, l’uomo va a sedersi accanto al bimbo e compiono, anche se non si erano mai visti prima, lo stesso gesto: piegano la testa a sinistra mentre guardano la tv.

In True mothers di Naomi Kawase, nella seconda scena (dopo una prima con un mare blu al crepuscolo) c’è una donna che si prende cura del suo figliolo di cinque anni con amore, aiutandolo a lavarsi i denti, specchiandosi e riconoscendosi in un legame molto solido, mostrando la dolcezza naturale del bambino, i suoi modi gentile così simili a quelli della madre. Quella stessa mattina, la donna viene raggiunta da una chiamata dall’asilo che la getta nel panico: il figlio avrebbe spinto un compagno. Satoko si chiede da dove possa essere stato originato quel gesto, se appartiene a una parte del bambino che lei non conosce perché non è la madre biologica del piccolo. Il bambino le confessa di non aver spinto nessuno e la donna, attirando l’ira delle maestre e della mamma della presunta vittima, decide di credere al figlio che conosce e che ha allevato dal suo primo giorno di vita. Da questo piccolo episodio, lo spettatore inizierà un viaggio di scoperta pieno di luce su come e perché la donna, con l’amato marito Kiyo Kazu abbiano deciso di ricorrere all’adozione e chi sia la madre biologica di Ataco.

L’amore rende simili o forse non basta?

Cercando di rispondere a questa domanda lo spettatore conoscerà Satoko e Kiyo Kazu, una coppia di sposi molto unita che, dopo diversi tentativi per curare l’infertilità dell’uomo, seguendo un programma tv viene a conoscenza di una piccola associazione di nome Baby Barton che si occupa di madri che non possono tenere i loro figli e cerca dei genitori che siano disposti ad averli. Dopo pochi mesi Asato viene al mondo, i due lo vanno a prendere in una piccola isola e decidono di conoscere Hikari, la giovane quattordicenne che lo ha partorito. Una bambina che si era innamorata, ricambiata, di un coetaneo. Il legame sincero tra i giovani viene sottolineato, oltre che dalle parole e dai gesti d’amore, anche dalla splendida soggettiva del ragazzo che la osserva mentre disegna, immersa nella luce, il petalo del fiore di un ciliegio. Saranno le famiglie a decidere dalla sorte del frutto di quel legame che la giovane pensava eterno.

Grazie all’ottimo lavoro di montaggio (a cura di Tina Baz, Yoichi Shibuya e Roman Dymny), la vicenda si tinge di fascino, con alcuni elementi di mistero perché verso metà film una donna si presenta a casa di Satoko e Kiyo Kazu per riavere il piccolo ma i due sospettano non si tratti di Hikari. Del finale, pieno di poesia e di grande armonia, rispetto all’andamento del racconto, non possiamo scrivere ma la domanda posta, indirettamente, a inizio film, trova una sua risposta piena della luce che inonda l’opera, nella simbiosi da sempre molto cara a Kawase che più volte usa la natura (madre) come protagonista, per mettere in relazione i suoi personaggi e raccontarne la vera essenza.

Noami Kawase, sceneggiatrice e regista (e anche scrittrice, fotografa, montatrice), è da sempre molto sensibile ai temi della maternità, paternità, dell’appartenenza e li ha indagati in diversi documentari e film di finzione. Tra gli altri, basti pensare al suo primo mediometraggio Ni tsutsumarete (Embracing) del 1992 dove va a cercare il padre naturale, Katatsumori, di due anni dopo dove racconta la sua quotidianità con la nonna, sua madre adottiva dopo l’abbandono dei genitori. Genpin, la maternità nel bosco del 2010 dove, con una camera che sa avere lo stesso respiro delle donne protagoniste, filma un gruppo di gestanti che, guidate dal dottor Yoshimura, si sono rifugiate nel cuore di una foresta vicino a  Okazaki, per partorire in totale armonia con la natura. Nel 2011 l’intenso Hanezu no Tsuki sull’eredità dei padri.

Asa Ga Kuru (Sta arrivando il mattino), presentato sul mercato internazionale con il titolo True mothers faceva parte della lista dei film del Festival di Cannes 2020 che, causa pandemia, non ebbe luogo. Lo stesso anno il film rappresentò il Giappone ai Premi Oscar e in Italia venne mostrato in anteprima alla Festa del cinema di Roma.

Finalmente arriva in sala dal 13 gennaio 2022, distribuito da Kitchen Film.

Liberamente ispirato al romanzo Asa ga Kuru di Mizuki Tsujimura ha come protagonisti: Arata Iura, Hiromi Nagasaku, Taketo Tanaka, Aju MakitaeMiyoko Asada. Si avvale della musica di Akira Kosemurae An Tôn Thât e della direzione della fotografia di Yuta Tsukinaga e Naoki Sakakibara.

 

giovanna barreca