Dalla nostra inviata GIOVANNA BARRECA
Ascolta le interviste di RADIOCINEMA ai protagonisti del film:
Le Giornate degli Autori, promosse dalle associazioni italiane degli autori di cinema (ANAC e 100autori) e dirette da Giorgio Gosetti, promettono la visione di pellicole interessanti di grandi autori “che porteranno al Lido la loro creatività incrociando film forti per tematiche e scelte stilistiche”. Nella giornata di pre-apertura con Di là dal vetro abbiamo assistito all’esordio da sceneggiatore e attore protagonista di Erri De Luca, uno degli scrittori contemporanei più intensi. Qui, con la complicità del co-sceneggiatore e regista Andrea Di Bari, De Luca non prova a cimentarsi in un campo artistico che non gli appartiene, come quello cinematografico, ma si limita piuttosto a recitare se stesso e porta un racconto di vita come nei diversi monologhi tanto amati – molti ricordano e tengono ancora nel cuore il grandissimo pezzo di televisione regalato dallo scrittore dal cimitero delle barche di Lampedusa all’interno di Che tempo che fa, programma di Fabio Fazio.
Ma, a differenza di allora, qui la narrazione è molto intima e riguarda il rapporto dello scrittore con la morte, la fede e una madre tanto amata, incapace di grandi gesti d’amore fisici, ma sempre presente e partecipe anche nei momenti più difficili della vita di un uomo che ha fatto prima della passione politica all’interno di Lotta continua e poi della scrittura, con i suoi tanti romanzi e saggi, le sue ragioni di vita. Di là dal vetro tratteggia con delicatezza gli strumenti per vivere di De Luca e quelli dell’ispirazione senza perdere mai il filo della concretezza. Lo scrittore tiene il Don Chisciotte tra le mani prima di addormentarsi, per poter rivivere così un dialogo del capolavoro di Cervantes, la cui crudele ironia non è troppo dissimile dal sarcasmo partenopeo che è connaturato a De Luca, nato a Napoli nel 1950; un’amara ironia che si fa analisi critica e arriva a investire la sua stessa famiglia perché non sempre accettò le sue scelte. Poi la sirena d’allarme lo sveglia dallo stato di sonno, la stessa sirena sentita a Belgrado nel 1999 quando – come Michele Santoro che ci portò le telecamere – non restò indifferente alle scelte del suo Paese. Così, di fronte a un’Italia che andava a bombardare città, De Luca si mise a presidiare i ponti per portare la sua testimonianza di intellettuale (“Quella era la mia volontà di risposta”) e di rivoluzionario (“Anche se la mia generazione per le sue rivoluzioni venne chiamata terrorista”). La stessa sirena che la madre gli aveva ‘trasmesso’ dal grembo materno quando Napoli era bombardata durante la seconda guerra mondiale e la donna, ancora molto giovane, aveva paura, una paura che le restò dentro. E poi la morte incrociata diverse volte per le scelte politiche e per le passioni sportive come quando un infarto lo colpì mentre era impegnato in una scalata. Una morte che non dovrebbe mai permettere a una madre di sopravvivere al figlio: “La pietà di Michelangelo è la bestemmia di un figlio che muore prima della madre”. Promosso nel quadro del “Progetto Cinema di Pasta Garofalo” il cortometraggio verrà distribuito unitamente al nuovo romanzo dell’autore: I pesci non chiudono gli occhi, edizione Feltrinelli, in libreria dal 21 settembre.