Dentro la sezione ALP&ISM

09/05/11 – Reduci dal festival della montagna, riportiamo le interviste ad alcuni protagonisti: i registi Barmasse, Scarafia e l'attore Marco Olmo.

Dalla nostra inviata Giovanna Barreca

Ascolta le interviste di RADIOCINEMA ad alcuni ospiti del festival:

  • il regista Hervè Barmasse
  • il regista Stefano Scarafia e l’attore Marco Olmo
  • Piacevolmente stupiti di trovare in concorso come autore Hervè Barmasse che avevamo incontrato come alpinista che affascinò con i suoi racconti gli spettatori del Cervino Cinemoutain, lo interroghiamo subito su questa svolta anche se è comprensibile che per una storia così personale ci tenesse a mettersi anche dietro la macchina da presa. Ci precisa che era importante per lui avere un altro ruolo ma allo stesso tempo era fondamentale una collaborazione con qualcuno di esterno e quindi capace di avere l’oggettività necessaria per rendere asciutto e preciso il discorso e quindi ecco il perché del coinvolgimento di Levati e Berthet. Come ci racconta senza alcuna riluttanza, la sua famiglia da anni, da ben quattro generazioni votata all’avventura, ha sempre cercato di dissuaderlo dal percorrere la loro stessa carriera, passione ma il richiamo del Cervino è sempre stato più forte. Hervè prima come guida e poi come arrampicatore è diventato uno dei nomi di riferimento più influenti tra coloro che cercano nella montagna non solo l’avventura e il primato a tutti i costi ma il suo fascino. Ora la trasmissione di quest’affascinazione è diventata necessaria e quindi dopo le tracce di magnesite lasciate sulla roccia prima, quelle di parole dei tanti incontri con il pubblico, ora un’ulteriore strumento di comunicazione: il cinema.

    Linea continua poi non è altro che il racconto di questo: un’affascinazione lunga quattro generazioni e la volontà di ripercorrere con un altro membro della famiglia una parete difficile, mai scalata sulla parete sud “Gran Necca” come chiamano il Cervino i valdostani. Del susseguirsi di interviste a Hervè e al padre, messe in armoniosa successione con immagini in vetta non ci è piaciuto l’uso di un leggero effetto flou sui protagonisti perché inutile. “L’interesse e la voglia poi di voler seguire e poi indagare sul mitico Marco Olmo, leggenda vivente della corsa estrema, è stato un articolo uscito su un quotidiano” ci racconta Stefano Scarafia, co-regista con Paolo Casalis de Il corridore, dove i due giovani cineasti, con mezzi ridotti hanno prima cercato di capire l’uomo che aveva dedicato la sua vita alla corsa come forma di riscatto per una vita passata, per oltre vent’anni, in cava, sulla terra appartenuta alla sua famiglia. Un corridore per vendetta, un montanaro che a testa basso ogni mattina si alzava e prima e dopo il lavoro si perdeva nei boschi. Ancora a sessant’anni continua a correre tanto da aver vinto l’Ultra Trail du Mont Blanc, la gara di resistenza più importante e dura del mondo (oltre cento chilometri). E nonostante il film termini con una delle tante sconfitte subite da avversari sempre più giovani e preparati, Olmo non ha intenzione di perdere la sua ragione di vita. In questo racconto per immagini emerge anche una forte figura femminile, quella della moglie di Marco, che lo segue ad ogni corsa, che si fa accompagnare ad ogni tappa per sostenerlo, che non ha mai smesso di capire la filosofia del marito.

    Nella sezione composta da 26 film, grandi imprese come quella dell’alpinista Edurne Pasabon che vuole conquistare i 14 Ottomila come racconta Carmen Portilla in Annapurna, la clave. Alle donne del passato, a donne che hanno sfidato i pregiudizi e le costruzioni sociali della loro epoca – il 1800 – per dare ascolto al richiamo irresistibile del viaggio e dell’esplorazione, Sabrina Bonatti ha ricercato e raccolto testimonianze importanti in Con le spalle nel vuoto, vita di Mary Varale. Alexandre Diniz in una storia di cameratismo in Caminho teixeira, ci ‘porta’ nell’impresa dei cinque de Dedo de Deus, sul picco di oltre 1600 metri che si staglia nel cielo del Brasile.