Dalla nostra inviata LAURA CROCE
Se nel triennio 2006-2008, il valore del fatturato realizzato dal cinema italiano all’estero raggiungeva circa 26 milioni di euro, nei due anni successivi (2009-2010) si stima che il valore complessivo di questo dato si attesterà tra i 25 e 30 milioni, facendo registrare una crescita significativa ma non sostenuta quanto sperato dall’industria. Questo il dato che emerge dalla ricerca condotta dall’Anica e presentata oggi alla 68/a Mostra del Cinema di Venezia nel corso dell’incontro “Cinema: la sfida dei mercati esteri”.
“Servono soggetti e storie capaci di promuovere il nostro Paese”, ha commentato a proposito l’AD di Rai Cinema Paolo del Brocco, ricordando l’esempio del film The Tourist, sostenuto dalla società di servizio pubblico, girato per buona parte a Venezia, e volano di promozione della città d’arte. Dello stesso parere anche Giampaolo Letta, AD di una realtà come Medusa che quest’anno può vantare nel suo listino un film ormai diventato un “case study”. Si tratta di This must be the place di Paolo Sorrentino, un’opera “italiana nel soggetto, nella sceneggiatura, nella regia e in molti comparti tecnici, ma internazionale nel cast, nelle location e soprattutto nell’impianto”, il che gli ha consentito di poter accedere a una grande varietà di capitali (tra cui quelli della banca Intesa San Paolo) nonché ad agevolazioni fiscali quali il tax credit esterno da poco introdotto dalla normativa italiana.
È invece convinto della necessità di stabilire sinergie con Confindustria e con il Ministero dello sviluppo economico il Presidente di Cinecittà Luce, Roberto Cicutto: “L’impressione è che la tendenza del Governo in fatto di tagli sia di considerare la promozione come una spesa non così utile. Questo è preoccupante perché la promozione è necessaria allo sviluppo industriale”. L’idea è di assimilare in tutto e per tutto il prodotto cinema al made in Italy, ma anche di sondare nuove terreni quale la distribuzione on line e tramite VOD. Un’ipotesi già sperimentata con successo da Minerva Rarovideo che, come ha spiegato il patron Gianluca Curti, tramite la Rarovideo USA è riuscita a diffondere in Nord America anche titoli a basso budget per cui è stato perfino possibile rientrare dei costi di produzione: “Abbiamo constatato che all’estero c’è una fame di made in Italy tremenda. Dobbiamo solo andare lì e soddisfarla”.