11/06/10 – L’ultimo film di Jane Campion, presentato nel 2009 al festival di Cannes, è la dimostrazione di come alla lunga si possa annullare, per un motivo o per l’altro, una forte personalità autoriale. A parte i suoi film più conosciuti da Un angelo alla mia tavola (1990), a Lezioni di piano (1993, con cui vinse la Palma d’Oro) fino a Ritratto di signora (1996), che la Campion avesse una personalissima visione del mondo e del cinema era stato dimostrato paradossalmente da due lavori un po’ sconnessi e imperfetti ma senz’altro vitali come Holy Smoke (1999) e In the Cut (2003). Essi stavano a significare un periodo di crisi, ma vi si riconosceva una lotta, un rimuginare, una sofferenza, grazie a cui si riusciva a scavare nelle “viscere” dell’umano e, in particolare, in certe aspirazioni erotiche così vicine al delirio e all’ossessione. Stavolta bisogna dimenticarsi la sensualità e la “sanguignità” dei corpi; in Bright Star siamo anzi nel campo decisamente opposto, visto che la Campion mette in scena il romanticismo esangue di John Keats. Come da copione il poeta è malaticcio e asessuato; di lui s’innamora una ragazza aristocratica ma non troppo, Fanny, che passa il suo tempo a fare del ricamo un’arte e che vorrebbe imparare qualcosa a proposito della poesia. Segue un amore che, secondo la Campion, sarebbe dovuto sorgere da dialoghi brillanti (che invece non lo sono) e da una ripetuta declamazione delle poesie di Keats, pratica che viene replicata dai due innamorati in modo quantomeno estenuante.
Si esce dalla sala con la sensazione di aver assistito alle solite vulgate sull’arte della poesia e sull’immaginario romantico e con il dubbio che alla fine Bright Star non sia altro che un biopic accademico, sia pur per interposta persona, visto che la protagonista è l’eroina femminile e non John Keats. In più la messa in scena è banalmente trattenuta, come a cercare una coerenza con il racconto di un amore che non viene mai consumato, ma allo stesso tempo i personaggi risultano sgradevolmente privi di vere complessità interiori, primo fra tutti lo stesso Keats, sbiadita figurina bidimensionale le cui passioni per la vita o almeno per la scrittura qui non emergono se non verbalmente. E allora se ne conclude che la Campion, purtroppo, ha superato quel suo periodo di crisi, finendo per ripiegare su quel che magari molti si immaginano o pretendono da lei: un film in costume e nulla più.
(ALESSANDRO ANIBALLI)
Titolo originale:Bright Star
Produzione: Gran Bretagna, Australia, Francia 2009
Regia: Jane Campion
Cast: Abbie Cornish, Ben Whishaw, Paul Schneider, Kerry Fox, Edie Martin
Durata: 120′
Genere: drammatico
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita: 11 giugno 2010
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