Dalla nostra inviata LAURA CROCE
Nel resto del mondo è conosciuto sin dal 2009, quando ha ricevuto addirittura una nomination all’Oscar per il miglior film d’animazione. In Italia non è mai arrivato nonostante l’eleganza della grafica e la storia interessante e insolita: Brendan e il segreto di Kells di Tomm Moore e Nora Twomey è infatti ispirato al celebre manoscritto miniato realizzato intorno all’800 d.C., conservato al Trinity College di Dublino e considerato uno degli esempi più importanti dell’arte dei monaci amanuensi vissuti nella Scozia e nell’Irlanda medievale. Il film, anteprima di ottima scelta presentata a questa IV edizione del Fiuggi Family Festival, racconta in particolare il processo di creazione del Libro di Kells, avvenuto nell’epoca buia delle invasioni vichinghe. Protagonista è un giovanissimo religioso, Brendan, appena iniziato all’arte della miniatura ma incapace di esprimere la propria creatività a causa del divieto di uscire dalle mura dell’abbazia. Lo spettro della guerra e della distruzione gli si manifesta con incubi e ombre che trattengono la sua voglia di conoscere il mondo e le meraviglie della foresta intorno alla cittadella, almeno fino a quando un monaco proveniente dall’isola distrutta di Iona non riesce a stimolare la sua curiosità e a convincerlo che nessuna barriera può proteggere l’uomo dalla fugacità della vita, se non il potere miracoloso e immortale dell’arte. Per aiutarlo nella sua missione Brandan trova inoltre la piccola fata dei boschi Aisling, uno spirito libero e sbarazzino che pure ha bisogno di vincere il proprio terrore di affrontare la creatura delle tenebre che ha sterminato la sua famiglia.
Raramente si può trovare un soggetto storico così ben adattato ed efficace nella sua trasposizione narrativa, seppur chiaramente pensata per affascinare i più piccoli e catturare la loro immaginazione. Il racconto si svolge in maniera semplice e facilmente comprensibile, ma grazie ai rimandi storici e metaforici risulta gradevole anche per l’ormai disincantato pubblico adulto, posto che laddove non arrivano le parole, arrivano senza alcun dubbio le immagini. Il tratto unisce in maniera imprevedibile una grafica da cartoon moderno con elaboratissimi e ricercati motivi astratti che si ispirano chiaramente alle miniature del Libro di Kells, in un raffinato gioco di richiami con l’arte medievale capace di conquistare gli occhi di ogni età. La bidimensionalità dei disegni è palese e accentuata, quasi in barba all’imperare del 3D. Un piccolo gioiellino di animazione, insomma, che risplende del fascino delle favole e dimostra che il cinema per ragazzi europeo è ancora capace di sognare. Una capacità che evidentemente manca a quello italiano, dove difficilmente si producono opere animate, e ancor meno si ha il coraggio di puntare su ciò che esuli dall’universo sempre più tridimensionale delle major.