Berlinguer – la grande ambizione – intervista al regista Andrea Segre

Presentato in concorso alla Festa del cinema di Roma e nelle sale dal 31 ottobre Berlinguer - La grande ambizione di Andrea Segre, scritto dal regista con Marco Pettenello e interpretato da Elio Germano. La nostra intervista al regista.
Intervista ad Andrea Segre a cura di Giovanna Barreca

Era utopico sognare che il socialismo e i valori democratici guidassero la giovane Repubblica italiana? È utopico ancora oggi sperare in una politica dove le parole siano scelte con massima cura e attenzione per parlare ai cittadini ancora di valori e di ideali perché il bene collettivo possa essere perseguito?

La visione di Berlinguer – La grande ambizione di Andrea Segre, film d’apertura della Festa del cinema di Roma e poi in sala dal 31 ottobre con Lucky red, permette allo spettatore un’immersione nella nostra Storia e di ascoltare parole che interrogano il nostro presente su cosa davvero ognuno di noi possa volere dalla vita e dal rapporto con gli altri.

Il film, scritto da Segre con Marco Pettenello, inizia con il colpo di stato di Augusto Pinochet e la morte di Salvador Allende nel 1973, l’attentato subito dal segretario del Partito Comunista Enrico Berlinguer a Sofia (Bulgaria) nel 1976 dove non fu apprezzato soprattutto da Breznev il suo discorso e il suo atteggiamento di aperta critica, per arrivare al 1978 con il rapimento e l’uccisione del Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, con il quale Berlinguer aveva iniziato un dialogo e un confronto per arrivare a quello passato alla storia come compromesso storico, vale a dire la possibilità per Pci e Dc di governare insieme l’Italia. “Noi abbiamo preso la bandiera della libertà e della democrazia” rivendica Berlinguer – interpretato da Elio Germano – davanti ai milioni di iscritti al Partito. Negli anni di lotta per vincere il referendum contro il divorzio, dice no al tentativo di dividere le forze popolari, no alla competizione e sì alla collaborazione in un Paese dove il partito comunista aveva un milione settecentomila iscritti e più di dodici milioni di elettori (nel 1975 il 34.4 % degli elettori votava Pci).

Il Berlinguer che Segre lascia emergere è l’uomo politico che non divideva il privato dal collettivo, che incontrava gli operai in fabbrica, discuteva con loro nelle assemblee e nelle sezioni del partito, che discuteva con i compagni politici della direzione a Botteghe Oscure e poi andava a casa e continua a discutere con i figli. Un uomo che volgeva lo sguardo al futuro ma era anche molto inquieto.

Il regista, durante la nostra intervista, ci racconta il lavoro filologico  iniziato studiando la figura del politico Berlinguer per restituirne le parole e il modo di pensare “la sua dimensione politica del vivere”, per poi raccontarci la scelta di Elio Germano come interprete e le scelte di regia con una camera immersiva come quella degli archivi che nel film sono un elemento strutturale della narrazione.

Nel cast anche Elena Radonicich, Paolo Pierobon, Roberto Citran, Andrea Pennacchi, Giorgio Tirabassi, Paolo Calabresi, Francesco Acquaroli, Fabrizia Sacchi. Musiche originali di Iosonouncane.

Il film è una produzione Vivo film e Jolefilm con Rai Cinema, in coproduzione con Tarantula (Belgio) e Agitprop (Bulgaria).

giovanna barreca