(Dalla nostra inviata Daria Pomponio)
Tuan Yuan (Apart Together) di Wang Quan’an apre la 60ma edizione della Berlinale
11/02/10 – Liu Yansheng (Ling Feng) è un ex-soldato del Kuomintang (Partito Cinese Nazionalista KMT) che ha combattuto contro l’esercito del Partito Comunista Cinese (CPC) ed è stato, come molti altri, costretto a rifugiarsi a Taiwan nel lontano 1949. Sono ormai trascorsi circa cinquant’anni da quando Liu Yansheng è stato dunque forzatamente separato dall’amata Qiao Yu’e (Lisa Lu, vista di recente in “Lussuria” di Ang Lee), all’epoca incinta del loro primo figlio. Appensatito dagli anni, ma ben determinato a ricongiungersi all’amata, Liu, in seguito al programma governativo che consente il ricongiungimento dei membri del Kuomintang con i familiari rimasti sul continente, fa finalmente ritorno a Shanghai. Qiao Yu’e si è risposata con un soldato dell’esercito comunista (Xu Caigen), dal quale ha avuto altri due figli e una nidiata di nipoti. Anche Liu Yansheng ha avuto un’altra moglie, ora deceduta, e un altro figlio. Ma l’amore non conosce distanze né gegrafiche né temporali e gli anziani amanti sono ora sul punto di iniziare una nuova vita insieme, la stessa che gli era stata negata mezzo secolo prima. Ma, come se non bastassero i pareri discordi della prole, il marito di Qiao Yu’ e viene improvvisamente colpito da un ictus, e le sue condizioni di salute rischiano di mettere a repentaglio il futuro della coppia.
Film d’apertura della 60. Berlinale, “Tuan Yuan” (“Apart Together”) di Wang Quan’an, autore del premiato, proprio qui a Berlino, “Il matrimonio di Tuya”, narra la mesta parabola di un amore piegato dalla Storia e dai suoi rivolgimenti. La visione del film proprio a Berlino, e a vent’anni dalla riunificazione delle due Germanie, fa indubbiamente un certo effetto e ci rammenta quanto la storia dei due fidanzatini ultra settantenni cinesi sia qualcosa di reale e tangibile, una storia senza tempo. Il tocco di Wang Quan’an è acre e sottile, l’autore non eccede nel dramma amoroso né nell’esposizione dei conflitti familiari: i suoi personaggi sono vittime del tempo in cui hanno vissuto, ma in loro non alberga alcun senso di rivalsa, né alcuna resa. La regia è fluida, e se spesso si sofferma a ritrarre frontalmente i personaggi in interni, è solo per poi ripartire ad esplorare lo spazio circostante con movimenti più rapidi e fluttuanti. Ben cadenzato risulta poi il ritmo delle vicende, come emerge dalla messinscena dei numerosi pasti che la famiglia “allargata” si trova ad affrontare. Se infatti in principio regna rtra i commensali il sacro senso dell’ospitalità, a poco a poco, in un inesorabile crescendo, compaiono le differenze politiche e vengono alla luce frammenti di un passato doloroso: da un lato abbiamo Liu Yansheng che rievoca il giorno in cui fu imbarcato sulla nave che lo separό dall’amata, dall’altra i ricordi del marito di lei relativi al medesimo giorno, ma vissuti dall’altra parte della barricata. Wang Quan’an stempera con un’amara ma spassosa ironia molte delle situazioni drammatiche, facendo leva sull’età dei propri personaggi che, sebbene non abbiano smesso del tutto di lottare, appaiono affetti da un sano fatalismo. Un’incursione nel misterioso mondo della burocrazia della Repubblica Popolare Cinese offre poi il destro per un paio di sequenze sapidamente grottesche (si veda il divorzio negato perchè non risulta alcun certificato di matrimonio e dunque il conseguente sposalizio “riparatore”). Ma la vera ciliegina sulla torta di questo delicato dramma politico-sentimentale-geografico e, infine, anche urbanistico, sono le escursioni nel “musical”. Numerosi sono infatti gli interventi canori da parte dei tre protagonisti principali (Ling Feng è un famossissimo cantante e showman) e i testi delle canzoni riescono poi a parlarci della loro storia molto più dei loro scarni e trattenuti dialoghi.
Come accadeva anche in “Still Life” di Jia Zhang Ke, vincitore a Venezia nel 2006, anche in “Tuan Yuan” i rivolgimenti storici e urbanistici governano le sorti dei personaggi, e l’esistenza che i due “amanti negati” avrebbero potuto avere (e che viene lasciata alla nostra immaginazione) serba il medesimo sentore di quegli sprazzi di fantascienza che facevano la loro comparsa nel film di Jia Zhang Ke. Per chi ha attaversato gli ultimi cinquant’anni di storia della Cina, la vita è stata uno sconvolgente viaggio spazio-temporale, e quello in cui ora si ritrova è soltanto in uno dei tanti mondo possibili.