Grazie al Lago Film Fest che, come abbiamo scritto più volte è una delle kermesse più prestigiose e privilegiate per visionare e per scoprire cortometraggi di autori internazionali, abbiamo conosciuto il lavoro di Andrea Martignoni – sound designer, musicista e storico dei cinema d’animazione, da anni impegnato anche in workshop su suono e immagini in diversi festival internazionali – e di Paola Bristot – docente universitaria e direttrice artistica del Piccolo Festival dell’animazione di Udine – che, nella suggestiva location di uno dei cortili dedicati alle proiezioni, hanno permesso al pubblico di conoscere i cortometraggi d’animazione, tra i più interessanti prodotti in Italia negli ultimi anni. I due artisti hanno realizzato due raccolte antologiche chiamate Animazioni 1 e Animazioni 2. Come spiega Andrea Martignoni al pubblico, la dimensione del corto è geniale e nelle due raccolte i lavori presentati sono tra i più diversi: dal corto poetico, a quello con l’animazione in computer grafica più sofisticata, alla stop-motion ma tutti accumunati dall’originalità e soprattutto dalla grande attenzione per il suono e per la musica. Elementi quest’ultimi che in un piccolo film non ne determinano solo il ritmo ma spesso – soprattutto perché la maggior parte dei cortometraggi d’animazione sono muti – ne definiscono la dimensione anche testuale. Inoltre la maggior parte dei corti selezionati può fornire anche una documentazione preziosa per capire lo stato di salute dell’animazione italiana, le capacità espressive e rappresentative di ragazzi laureatisi al Centro sperimentale di Torino come all’Isa di Urbino. La loro interpretazione del mondo, della contemporaneità, l’osservazione e il modo in cui sono cambiati gli elementi chiave dell’esplorazione. Giovani che in Italia, più che altrove non sono supportati dalle istituzioni e da un circuito che permetta alle loro opere di uscire dalle scuole e affrontare il mercato. Non potendo parlare di tutti i 14 corti che compongono la seconda antologia, citiamo Arithmétique di Giovanni Munari e Dalila Rovazzani, entrambi classe 1982 che come saggio di diploma a CSC – Dipartimento Animazione di Chieri, hanno lavorato pria di tutto su una difficile partitura lirica di Maurice Ravel, L’enfant et les sortileges, creando un’animazione digitale con protagonista un bambino e una pagina di strane addizioni. Eleganza grafica con un’attenzione forte alla seduzione visiva soprattutto regalata dagli sfondi davvero incantevoli. Testo coeso in cui ogni elemento, dal colore del blu degli sfondi, all’arancione del fuoco, contribuiscono all’obiettivo di coinvolgere immediatamente lo spettatore anche in Djuma di Michele Bernardi, dove lo stesso Martignoni ha apportato il suo contributo nella creazione delle musiche. Protagonista è un ragazzo che vive con i lupi alla periferia di una città degradata dove tutto è sotto assedio (costante rumore di oggetti che bruciano) e forte nel giovane è solo il richiamo della natura, il suo fondersi con essa. Originale affresco sull’immigrazione in Giallo a Milano di Sergio Basso, dove solo il fotogramma di un viso non definito nei suoi lineamenti ma dal disegno solo tratteggiato ci racconta lo stato di tanti giovani. Una narrazione dove i ricordi danno il ritmo al racconto che sa anche divertire muovendosi tra Italia, Russia e Cina. Il film nel 2010 si è aggiudicato il premio come miglior “Film de commande” al 34° Festival International du Film d’Animation di Annecy. Ricco di spunti anche Topo glassato al cioccolato di Donato Sansone aka Milkyeyes laureatosi all’Accademia di Belle Arti di Napoli e poi al CSC di Torino in animazione. Una serie di suggestioni visive attraversano la vicenda ricca di corpi in perenne mutazione, guidate dalla musica di Enrico Ascoli, ma ammettiamo di aver probabilmente saputo interpretare solo parzialmente il suo cortometraggio.