Indagine sull’odierno cinema indipendente a cura GIOVANNA BARRECA
“Quando ti trovi di fronte al nemico armato fino ai denti e tu impugni una pistola ad acqua, l’unica cosa che ti resta da fare è una grassa risata contagiosa. Sperando che il nemico abbia uno spiccato senso dell’umorismo” ha scritto per sdrammatizzare Silvia Lombardo nel libro La ballata dei precari che nasce dall’esperienza di un blog. Precaria da 10 anni, in un periodo in cui per 6 mesi rimase completamente senza lavoro, decise di creare un blog che aiutasse tutti coloro che si trovavano nella sua stessa situazione: “Almost trenta… Il diario ignifugo di una quasi trentenne”. Poi l’assurdità di determinate situazioni e le risposte che nascevano spontanee in Silvia dopo la lettura di determinati annunci trasformarono il blog ben presto in un luogo di discussione semi-serio dove i post umoristici erano quelli più seguiti. Da qui quindi l’idea di raccogliere in diversi episodi le situazioni più emblematiche. E visto che funzionano già molto bene per immagini, è nata naturalmente – sempre con la struttura degli episodi – l’idea di creare una sceneggiatura e poi direttamente un film senza cercare o sperare in finanziamenti.
Un film prodotto “dal basso” da 350 persone fra professionisti precari, allievi attori dell’Accademia D’Arte Drammatica Silvio d’Amico e il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, volti noti – che hanno voluto dare gratuitamente il loro contributo come Geppi Cucciari, particolarmente sensibile al tema delle mamme precarie – e giovani volontari desiderosi di far parte del progetto. Raccontare i giovani che a trent’anni devono ancora trovare un lavoro e se lo trovano è molto flessibile e a condizioni svilenti sia per la persona che per la carica che si va a ricoprire perché non ne viene riconosciuto il valore. Il cuore del progetto de La ballata dei precari è quello di raccontare questa condizone lavorativa ma allo stesso tempo far comprendere come ciò condizioni inevitabilmente la vita sociale di giovani uomini e donne che vorrebbero vivere le tappe naturali della loro età: una famiglia, dei bimbi, un rapporto maturo con i genitori. Invece nel film abbiamo futuri genitori che grazie a una ginecologa un po’ pazza programmano la futura gravidanza, genitori che mantengono i figli fino ‘all’ultimo gesto’, la capacità di un precario di mettere insieme tre-quattro lavori per raggiungere un salario minimo con cui sopravvivere.
La ballata dei precari è un film divertente come si addice a una commedia, ma profondamente feroce nel ritrarre una generazione dal futuro difficile. Un film partigiano che non si nasconde dietro a nessun buonismo, ma – dal cuore di un problema – ne analizza in maniera ironica tutti gli aspetti. Se sono perciò apprezzabili le sue qualità stilistiche, quel che inevitabilmente emerge in primo piano sono i discorsi relativi a una socialità costretta purtroppo a una vita frammentaria e instabile, che deve necessariamente tornare al ragionamento critico su se stessa.
Per la presentazione in prima nazionale Lombardo e tutto il gruppo non potevano che scegliere il Teatro Valle Occupato, spazio che ormai da diversi mesi resiste dimostrando ogni giorno che in Italia è possibile proporre un modello culturale diverso e che possono esistere degli spazi in cui potersi confrontare democraticamente e offrire cultura. Dopo Roma, sono previste diverse tappe per un tour in giro per l’Italia. Per conoscerle: www.laballatadeiprecari.com.