Belli e indipendenti – Indagine sull’odierno cinema indipendente a cura di Giovanna Barreca
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Nella prima edizione del Sundance, Robert Redford invitò anche i produttori indipendenti neyworkesi perché potessero leggere le sceneggiature che nel laboratorio di cinema venivano create da giovani autori sconosciuti. Nacquero diversi ‘matrimoni’ felici e da allora non sono mai mancati: usano le kermesse per conoscere nuovi talenti e poter produrre i loro lavori futuri. Poi è anche vero che oggi molte Case indipendenti sono solo società satelliti di quelle hollywoodiane, potenti e che ufficialmente perseguono una politica conservatrice mentre altre davvero indi rifiutano anche gli aiuti statali e spesso riescono a far distribuire i film solo in poche regioni degli States. E poi, a differenza dell’Italia dove sta lavorando in questo senso Atlantide Entertainment, molte si rivolgono direttamente al mercato home video senza tentare la distribuzione in sala. Inoltre va anche analizzata la distribuzione cooperativa: da alcuni anni si chiede ai navigatori della rete di contribuire con piccole cifre allo sviluppo di quello che spesso, all’inizio è solo un’idea. Fame Chimica fu il primo esempio italiano (2003) che fece notizia nel nostro Paese perché poi il film approdò alla Mostra del cinema di Venezia. Ma non fu sicuramente il primo esperimento di questo genere.
Chi sono gli operatori nel settore italiano e cosa vogliono?: “La reale diversità tra un film commerciale e uno indipendente è l’integrità della creatività. Il decidere di girare un film senza curarsi di tutto quello che sta intorno e quindi a prescindere da aiuti statali o non statali” – dichiarò Gianluca Arcopinto, fondatore della Pablo film che da diversi anni, come giovane realtà italiana, si è ritagliata un’interessante fetta di mercato e può contare su registi apprezzati da festival che poi approdano senza troppa difficoltà anche in sala: Daniele Segre, Edoardo Winspeare, Daniele Gaglianone. Carlo Cresto-Dina, incontrato a Cannes, dove ha portato con la sua Tempesta film production l’opera prima Corpo celeste di Alice Rohrwacher ha raccontato proprio dell’arrivo in extremis di un produttore svizzero che ha permesso il completamento della pellicola. Il produttore ha regalato ai nostri microfoni un’interessante analisi sul suo settore e su come pensa debbano svilupparsi le cose.
Invece l’intervista con Martha Capello, presidente dei giovani produttori cinematografici italiani è nata perché è notizia di pochi giorni fa la nascita di Indicinema, progetto per rilanciare il microcredito (finanziamento del 50% dell’opera). Con la sua associazione anche ANAC, Conseguenze Network, Artisti 7607. In questo stessa direzione si stanno muovendo anche APRODOC, associazione piemontese produttori documentari, la Film Commission Torino Piemonte e Antenna Media con incontri finalizzati alla formazione di giovani produttori; per capire molto bene le logiche produttive nel nostro paese e sapere nel concreto come muoversi rispetto ai finanziamenti ministeriali e al tax credit.