Belli e indipendenti – Indagine sull’odierno cinema indipendente a cura di Giovanna Barreca
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Approfittando della nostra presenza a Cannes abbiamo portato avanti la nostra indagine con Paolo Mereghetti, da anni nome di punta del Corriere della sera e con Roberto Silvestri che attraverso Il manifesto e l’inserto Alias, permette ad un pubblico attento di trovare risposte a molte domande sul cinema meno visto e meno distribuito. Abbiamo ricevuto risposte interessanti e suggerimentii per nuovi quesiti che possano portare avanti l’analisi. Due linee editoriali diverse: Il Corriere della sera, già nel passato con Tullio Kezich prima e Maurizio Porro poi, ha cercato di tenere il passo con le innovazioni in atto, tenendo conto dei lettori conservatori che da sempre sono il bacino principale del quotidiano milanese. Ricordiamo che sul set dei film di Federico Fellini, Kezich non mancava mai – tanto da diventare il biografo ufficiale – e poi sul giornale, con un linguaggio molto semplice, cercava soprattutto tra i giovani, di introdurre e far comprendere l’universo cinematografico dell’autore romagnolo: “Nel nostro approccio un po’ ruspante alla cultura cinematografica qualche sfumatura di anarchismo ce la concediamo. Nel senso che non ci preoccupiamo di fare le cose in maniera rigorosamente scientifica, ma procediamo piuttosto sul filo delle curiosità, delle scoperte e delle sorprese”.
Oggi dovendo fare i conti con un livello culturale degli spettatori che frequentano la sala cinematografica, soprattutto giovani fra i 15 e 28 anni “non più particolarmente raffinato, costruito su una scuola che ha abbassato i livelli, su una televisione che offre quiz e grandi fratelli e un certo tipo di film deve tenerne conto” come ricordava in un convegno Neri Parenti, forse gli autori indipendenti proprio attraverso altre forme di distribuzione possono continuare ad essere anarchici, freschi e capaci di innovare a piccoli passi il cinema. Forse a questa riflessione sarebbe arrivato il critico così attento ai tempi.
Paolo Mereghetti non sono continua a prestare grande attenzione alle realtà meno viste che spesso trovano spazio nel quotidiano ma continua un percorso di ricerca personale importante.
Roberto Silvestri attraverso soprattutto l’inserto Alias da sempre lascia spazio di visione e comprensione di tutte le arti ” tutte debbano conoscersi e influenzarsi: solo così potrà svilupparsi un nuovo e autorevole percorso innovativo”.
Ricordiamo e prendiamo come documento programmatico il numero di Alias del 2008 dedicato ad Alberto Grifi: “Perchè mettere in scena la realtà così com’è e farsi intossicare dallo spettacolo di sceneggiature precotte” Il neorealista Zavattini già ci aveva ammonito: il cinema ha l’obbligo morale di lottare perchè si creino le condizioni per trasformarla la realtà, per agirla con coraggio, con una nuova concezione della solidarietà, con la lotta…”.