Flussi seriali – Percorsi e influenze odierne e vintage delle serie americane a cura di Erminio Fischetti
Ad essere sinceri, quello che ci ha veramente affascinato in questa sesta edizione del Roma Fiction Fest, ormai giunta agli sgoccioli e che dallo scorso anno ha cambiato periodo, dal caldo focoso di luglio al primo fresco dell’autunno, è stata il suo BBC Worldwide Day, che nella giornata di martedì 2 ottobre ha allietato un numero cospicuo di spettatori nella cornice dell’Auditorium Parco della Musica. Evento della giornata è stato sicuramente l’arrivo di Gillian Anderson, icona televisiva della serie cult The X – Files, ma ormai a buon diritto anche icona dei period drama di fattura inglese, che ha da sempre contraddistinto la rete ammiraglia della Gran Bretagna. Infatti, la straordinaria attrice dalla fluente chioma rossa ha allietato la serata presentando l’ultima versione televisiva di uno dei maggiori classici di Charles Dickens, Great Expectations (di cui a breve uscirà anche la versione cinematografica diretta da Mike Newell), nel quale veste i panni della misteriosa Miss Havisham (dopo aver vestito meravigliosamente quelli di Lady Dedlock nel notevolissimo Bleak House, altro capolavoro dickensiano). Purtroppo per noi però il Festival ha presentato solo la prima di tre puntate da cinquanta minuti dell’affascinante versione realizzata da Brian Kirk, che si distingue soprattutto per la sua forma estetica (non a caso recentemente premiata con ben 4 Emmy in tale ambito), la sua raffinata e splendida ricostruzione d’ambienti e per la meravigliosa fotografia che getta una luce ancora più cupa sul ritratto che lo scrittore inglese dipinge dell’Inghilterra vittoriana e in particolare proprio sul personaggio interpretato dalla Anderson (straordinaria, intensa, meravigliosa come l’intera miniserie, nonostante possa lasciare qualche dubbio circa la sua età anagrafica rispetto a quella più attempata del suo personaggio). Con l’amaro in bocca a causa di questa presentazione monca, ci si domanda perché un prodotto della durata complessiva di nemmeno tre ore non debba essere presentato per intero a quella che dovrebbe essere una festa della fiction. Non stiamo parlando di una serie di 24 episodi o di una durata fiume, ma di una durata poco più estesa di quella media di un film. Che male ci sarebbe a presentarlo tutto per esteso? Verrebbe così da pensare, e a ragione, che più che essere una festa per il consumatore il Roma Fiction Fest sia una vetrina pubblicitaria per i distributori. Magari allora ha più senso la presentazione degli episodi pilota della stagione americana appena iniziata, che danno un’anticipazione succulenta di quello che vedremo nei prossimi mesi, ma un prodotto come Great Expectations, che in patria è stato trasmesso lo scorso Natale e negli Stati Uniti la scorsa primavera, sembra invece un po’ datato per apparire come una grande e pubblicizzata anteprima di cui far godere, oltretutto, solo di un assaggio. Insomma, questa è una questione che definisce in fondo la vera natura della manifestazione.
Tra le anteprime (vere) e succulente di questo BBC Worldwide Day spicca, come evento, la presentazione delle prime immagini di un’altra serie in costume che sarà possibile vedere solo nel 2013, Da Vinci’s Demons (che negli USA verrà trasmessa dal canale via cavo, sempre più popolare e forte in ascolti e produzioni, Starz!), presentata dal suo creatore David S. Goyer (sceneggiatore dei Batman di Christopher Nolan) e intende gettare una nuova luce sulla figura di Leonardo Da Vinci. Interessante è poi l’anteprima assoluta della puntata pilota di Ripper Street, un crime drama in costume ambientato nel quartiere di Whitechapel, nello stesso periodo in cui Jack lo Squartatore, alla fine del XIX secolo, sventrava le sue vittime. La prima puntata, dal titolo I Need Light (una vera chicca i titoli di testa) vede dunque l’ispettore Reed (interpretato da un imbolsito e invecchiato Matthew MacFayden) e il sergente Drake, abile boxeur, indagare sull’assassinio di un emulatore dello Squartatore. Il regista Tom Shankland ricostruisce con una cura il periodo storico in questione, specialmente sotto un punto di vista sociologico. Quel che Ripper Street dimostra è la capacità di saper mescolare un period drama, genere per eccellenza inglese come abbiamo detto, con gli elementi più contemporanei di un crime drama, che ironia della sorte non si discosta poi molto da Copper (dall’11 ottobre in Italia su Fox Crime), altra nuovissima serie realizzata per BBC America la cui ambientazione si sposta da Londra a New York.
Al Roma Fiction Fest è approdato anche A Scandal in Belgravia, il migliore dei tre episodi della seconda stagione di Sherlock, la modernizzazione delle opere di Sir Arthur Conan Doyle che vede l’ormai popolare Benedict Cumberbath nelle vesti dell’imprevedibile Sherlock Holmes e Martin Freeman in quelle del dottor Watson. Sarà una coincidenza o meno, ma in questi giorni, sempre al Roma Fiction Fest, viene presentato anche l’episodio pilota americano della modernizzazione in chiave USA delle opere di Conan Doyle dedicate al geniale investigatore: Elementary, dove il dottor Watson ha i panni di una donna, incarnata nientemeno che da Lucy Liu, mentre la parte di Holmes viene sempre affidata ad un attore inglese, Jonny Lee Miller, apprezzata controparte del nostro amato Dexter Morgan nella quinta stagione di Dexter. E non sono solo queste le sorprese del BBC Day: c’è stato anche Top Boy, interessante analisi sulle gang giovanili ambientata in una Londra lontana dalla realtà cartolina, scritta dall’irlandese Ronan Bennett (suo lo script di Nemico pubblico di Michael Mann), una nuova versione delle avventure di Sinbad e un episodio del notevole Accused con protagonista Sean Bean . Quella della BBC ci appare dunque come una politica del riuso, della ricostruzione, rielaborazione e ridefinizione di un prodotto televisivo che si sostituisce, e sostituiamo sempre di più, al cinema.