Ascolta le interviste di RADIOCINEMA ai protagonisti del film:
Quando uscì, nel ’76, Bar sport di Stefano Benni divenne una sorta di libro fenomeno perché riuscì a immortalare con precisione surreale e grottesca realtà e personaggi di un’epoca che stava scomparendo, la provincia e un certo tipo di comunità. A 35 anni di distanza, quel libro di racconti e bozzetti passa su pellicola grazie al regista Massimo Martelli che prova a rispettare la coralità e l’aneddotica del libro con un film sincero e genuino. Intorno al bar di un paesino in provincia di Bologna, si radunano decine di personaggi più o meno emblematici: dal Tennico, colui che sa e parla di tutto, al barista Onassis, dalle vecchiette che spettegolano in continuazione alla cassiera bella e disinibita, dagli amanti del calcio a quelli del ciclismo che si accontentano di un racconto, in mancanza d’altro. Assieme a Nicola Alvau, Giannandrea Pecorelli e Michele Pellegrini, il regista ha sceneggiato il film dividendolo in raccontini, caratteri, sketch che diventano una sorta di ritratto di un mondo, di un senso di comunità e appartenenza.
Lasciando l’ambientazione negli anni ’70 e sfruttando evidentemente l’effetto nostalgia, il film diventa una dichiarazione d’amore – o più semplicemente un caro ricordo – verso una seconda generazione di vitelloni, che aveva sostituito l’abulia con la pigrizia, la confusione con la cialtroneria di chi sa tutto e vuole mettersi in mostra, spiegando così un campionario di sbruffoni da competizione, dal presunto factotum al playboy. E questo album di piccoli perdenti diventa – grazie a Martelli – un film piccolo, minimo ma sincero, che ha il sapore di una pacca sulla spalla tra amici, che mescola l’humour surreale e grottesco di Benni (reso in alcuni passaggi con animazioni e disegni gustosi realizzati da Giuseppe Laganà) alla verve ruspante dei suoi personaggi. Certo, la sceneggiatura non va molto più in là del micro-racconto e l’originalità dell’epoca è divenuta modernariato, però non si può negare che Martelli metta in mostra una certa fluidità nel gestire i capitoli, nel passare da un personaggio all’altro, nel dare vita all’incredibile Luisona, l’ottuagenaria tra le paste del bar, e nel far recitare con simpatia naturale il nutritissimo cast da Claudio Bisio e Giuseppe Battiston fino a un divertito Claudio Amendola, tutti evidentemente affiatati come per una gita fuori porta nel passato.