Ascolta le interviste di RADIOCINEMA ad alcuni ospiti del convegno:
Correva l’anno duemila quando Jeremy Rifkin, nel suo celebre saggio L’era dell’accesso, individuò l’imperante corrente di una new economy basata più sulla fruizione dei vari beni, che sul loro effettivo possesso. Una tendenza che oggi sembra essersi imposta appieno in tutti i settori del mercato, non ultimo quello dell’industria cinematografica dove lo spazio virtuale del web sembra aver sancito diverse modalità di concepire l’erogazione e il consumo del prodotto di intrattenimento culturale, in un’ottica più aperta, interattiva e personalizzata. Il segnale più evidente arriva proprio dalla tv online, che nella sua modalità on demand di film e serie tv ha registrato negli ultimi anni valori in forte crescita ponendosi come reale alternativa all’obsoleto home-video e rendendo necessaria una ridefinizione delle forme e canali di erogazione, ma anche della stessa figura dell’autore e, conseguentemente, della tutela del lavoro creativo. E’ su questo nuovo assetto e sulle sue problematiche che l’associazione 100 Autori ha instaurato un tavolo di dibattito, svoltosi ieri a Roma, tra i propri rappresentanti e quelli delle principali istituzioni coinvolte, al fine di offrire proposte e soluzioni ad alcuni punti cruciali.
Laddove, infatti, in ambito europeo si è percorsa la strada della regolamentazione, con la recente emanazione del Green Paper – normativa proposta dal commissario Michel Barnier volta a favorire lo sviluppo dell’industria audiovisiva europea – la situazione italiana sembra presentare dei nodi ancora irrisolti intorno alla difesa della proprietà intellettuale. Secondo quanto messo in luce dall’analisi di Andrea Marzulli, una delle peculiarità nostrane rispetto agli altri Paesi, è quella di uno scarto sensibile tra l’offerta legale e il download massiccio di contenuti audiovisivi tramite file-sharing e free-hosting. Balza agli occhi così una delle questioni più controverse in termini di diritto d’autore che è quella della pirateria, verso la quale si riscontra, come rilevato da Luigi Berlinguer, un atteggiamento basato sulla trasgressione. “Mentre negli altri Paesi si tende a a lavorare sulle soluzioni per abbassare i costi e offrire più risorse – osserva il Vicepresidente Commissione Europea Affari Giuridici – da noi si trasgredisce con la pirateria alla quale si risponde con inefficaci azioni repressive”. D’altra parte, secondo Angelo Barbagallo “non è pensabile far decollare un’offerta legale che non sia competitiva con quella gratuita. Se non si trova una soluzione il nostro settore è destinato a morire: non si tratta di limitare la libertà di espressione della rete, ma neppure di esserne distrutti”. Come aggirare democraticamente questo ostacolo? Quali alternative offrire? Per Giambattista Provera (Vicepresidente Assoprovider) si tratta innanzitutto di “trovare una sintesi giuridica e tecnica, partire dalla rete per comprenderne i meccanismi e fronteggiare così la guerra attualmente in corso sul controllo dell’infotainement che vede coinvolti fornitori e distributori di contenuti”. Mentre, sul versante delle proposte, osserva il portavoce dei 100 Autori Andrea Purgatori “un modello a cui ispirarsi può essere quello di I-Tunes, in grado di salvaguardare la libertà creativa attraverso una formula equa”. E proprio l’equità (del compenso) insieme all’armonizzazione della qualità di autore nella normativa comunitaria, sono infine al centro delle proposte formulate dalla SIAE, attraverso le parole del suo vicedirettore Manlio Mallia, che da un lato ha ribadito l’apertura alle licenze collettive estese, soprattutto in merito alle “opere orfane” – per contrastare all’opposto, l’adozione di questo sistema per legalizzare il peer-to-peer – e dall’altro ha annunciato una trattativa di negoziazione in corso con la European Broadcasting Junior, proprio allo scopo di definire su base territoriale i cosiddetti broadcasting right di tutti i sistemi on-demand.