Grande rivoluzionario del fumetto, Jean Giraud, scomparso ieri all’età di 73 anni e più conosciuto come Moebius, ha contribuito in modo sostanziale anche al rinnovamento dell’immaginario cinematografico mondiale. Al di là di numerosi e interventi creativi in opere di cinema molto note, i suoi disegni e gli universi evocati dalle sue tavole hanno spesso influenzato le “visioni” di autori di cinema a tutte le latitudini, trovando inconsuete convergenze anche in terre già fortemente caratterizzate da un immaginario autoctono. Moebius infatti esordisce come fumettista in Francia, sua terra patria, per poi collaborare ai Marvel Comics americani (una miniserie su Silver Surfer pubblicata nel 1988) e per finire accolto anche dall’universo dei manga giapponesi, per cui contribuì alla scrittura di diversi testi su tavola e alla realizzazione di Little Nemo, un lungometraggio d’animazione del 1992. Figura molto coerente sul piano creativo quanto aperta alle esperienze più diverse, del suo mondo si trovano tracce ovunque, sotto forma di intervento diretto o di reminiscenza autoriale.
Probabilmente il suo momento di massima notorietà al cinema l’ha ottenuto tramite un film assai imperfetto, Il quinto elemento (1997) di Luc Besson, che fu presentato proprio come il miracoloso incontro tra due mondi di sconfinata visionarietà. Moebius per il fumetto, Besson per il cinema. In realtà, se le scenografie e tutta la production design progettata da Moebius risultano di grande fascino, narrativamente il film appare ingenuo e decisamente infelice. Ma ancora più indietro possiamo rilevare incontri ben più produttivi tra il genio di Moebius e il cinema. Egli fu infatti responsabile della concept graphic di Alien (1977) di Ridley Scott. E lo stesso Scott terrà ben presenti i mondi futuribili di Moebius tra le varie fonti nella multiforme ispirazione del suo capolavoro Blade Runner (1982), in parte fondato sul fumetto “The Long Tomorrow” del disegnatore francese. Ritroviamo poi Moebius a occuparsi della production design in diverse altre opere fantasy o science fiction: Tron (1982) di Steven Lisberger, Willow (1988) di Ron Howard, Abyss (1989) di James Cameron, e l’animazione mista ad attori in carne e ossa di Space Jam (1996) di Joe Pytka. Ma, sopra ogni cosa, resta una grande curiosità per sempre inappagata. Ovvero cosa ne sarebbe stato del progettato incontro tra Moebius e Alejandro Jodorowsky, tra i primi a interessarsi, negli anni ’70, a una trasposizione cinematografica di “Dune”, saga fantasy di Frank Herbert che poi troverà una goffa e sfortunata rilettura a opera di un David Lynch in quotidiana lotta col suo produttore Dino De Laurentiis. Moebius e Jodorowsky, infatti, iniziarono a lavorare a un progetto di film su “Dune” intorno al 1975 che avrebbe addirittura coinvolto Orson Welles e Salvador Dalì tra i personaggi principali, e i Pink Floyd alle musiche. Moebius realizzò circa 6.000 disegni preparatori; poi tutto saltò per problemi produttivi. Moebius, Jodorowsky, Welles, Dalì, Pink Floyd, alle prese con “Dune”. Un delirio autoriale. L’incontro di immense visioni fatte uomo e forse di impossibile convivenza una accanto all’altra in un solo progetto artistico. Un’opera che poteva collassare di genio. E che, forse proprio per questo, non poteva realizzarsi, come tutti i sogni troppo grandi per essere assecondati.