Flussi seriali – Percorsi e influenze odierne e vintage delle serie americane a cura di Erminio Fischetti
La ABC (American Broadcasting Company) è un network di grande prestigio, che negli anni ha, però, avuto una vita altalenante per quanto riguarda gli ascolti e il prestigio delle sue produzioni. Viene fondata da Edward Noble nel 1943 e comincia a trasmettere alla radio nel 1944. È da subito proprietà della Walt Disney Company e parte della Disney- ABC Television Group. Inizia le sue attività televisive nel 1948, per la precisione il 19 aprile, grazie agli investimenti di Leonard Goldensoned. Però, è solo nel 1953, in seguito alla risoluzione della scissione tra Paramount e UPT, che diventa il primo grande colosso in grado di contrapporsi allo storico dominio di CBS e NBC, la cui contrapposizione risaliva alla loro fondazione come canali radiofonici negli anni ’20. Essendo di proprietà della Disney, il primo grande show che viene realizzato non può che essere Disneyland. Sin da allora le produzioni potevano godere dell’aiuto della MGM, della 20th Century Fox e della Warner Bros., i cui produttori avevano capito l’importanza e il ruolo che la televisione avrebbe avuto negli anni successivi. Purtroppo, all’inizio degli anni ’60, a causa anche dei profondi stravolgimenti storici, vi è un notevole calo di ascolti e, per questo motivo, si è costretti a rivalutare e cambiare la struttura al fine di realizzare una programmazione più legata alla società in evoluzione. Sempre in questo periodo viene fondata ABC Films, che permette la realizzazione di film per la televisione allo scopo di concorrere con il cinema nella produzione di pellicole originali di buon livello allo scopo di consentire al pubblico di non dovere cercare una storia di un’ora e mezza fuori casa se invece poteva trovarla a casa. Oltre a questo il canale, la ABC aveva anche acquistato i classici della settima arte prodotti da David O. Selznick negli anni ’30 e ’40 (Via col vento, Rebecca, Il ritratto di Jennie ecc.) per aumentare la varietà delle scelte.
La particolarità di questo canale, oltre ai film di impegno sociale su tematiche contemporanee e opere di derivazione letteraria, come le concorrenti CBS e NBC, è l’adattamento di prestigiosissimi drammi e commedie teatrali. Infatti, in generale negli anni ’70 la struttura di regia e di scrittura del network vira proprio su questi parametri, anche per i film che non hanno questo tipo di origine, basti pensare all’esordio registico di George Cukor sul tubo catodico nel 1975 con un vero e proprio capolavoro: Amore tra le rovine con due dei più grandi attori di tutti i tempi come Laurence Olivier e Katharine Hepburn. Storia di una vecchia attrice che viene denunciata dal giovane fidanzato (interessato al suo denaro, più che a lei) perché ha mandato a monte le nozze. La donna viene difesa da uno stimato avvocato, suo vecchio innamorato di cui non ricorda nulla, né tanto meno di averlo abbandonato. La struttura scenografica riprende la vecchia scena del teatro vittoriano, compresa la scrittura che ricorda i dialoghi sferzanti delle commedie di quel periodo. Molti, invece, sono gli adattamenti veri e propri di eccellenti drammi teatrali, spesso già trasposti al cinema. Per fare alcuni esempi, ricordiamo, fra i più conosciuti, quello da Eugene O’Neill Il lungo viaggio verso la notte del 1973 con Laurence Olivier che domina la scena guadagnandosi un premio Emmy. Già realizzato per il grande schermo da Sidney Lumet nel 1962 con Katharine Hepburn, Dean Stockwell, avrà un ennesimo riadattamento nel 1987, sempre per la televisione, con un cast altrettanto importante come Jack Lemmon, Kevin Spacey (ancora sconosciuto) e Peter Gallagher; da Tennessee Williams vengono adattati sia La gatta sul tetto che scotta (1974) sempre con Olivier, ma affiancato dalla coppia, sullo schermo e nella vita privata, Natalie Wood e Robert Wagner che The Glass Menagerie nel 1973 con Katharine Hepburn, Michael Moriarty, Sam Waterston e Joanna Miles, vincitore di numerosi Emmy. Entrambi provengono da rifacimenti cinematografici e a loro volta ne avranno ancora; il primo televisivo per PBS nel 1985 con un cast, una produzione e un esito superiore al predecessore (i protagonisti sono impersonati da Jessica Lange, Tommy Lee Jones, Rip Torn, Kim Stanley e Penny Fuller), mentre il secondo una produzione indie per il cinema con un Paul Newman solo in veste di regista che dirige splendidamente la moglie Joanne Woodward. Sempre in quegli anni, ma avranno il loro consolidamento nel decennio successivo, vengono investiti budget altissimi in miniserie tratte da romanzi-fiume, pubblicati in quegli anni e divenuti bestseller, la cui trasposizione televisiva, spesso altrettanto lunga, ne incoraggia la vendita. È questo il caso, della miniserie più acclamata degli anni ’70, Radici, che viene trasmessa da ABC per sette sere consecutive, tra il 23 e il 30 gennaio 1977 ed è tratta dal romanzo di oltre 600 pagine di Alex Haley, in quel momento al culmine del proprio successo. Il cast, quasi tutto afro-americano, è molto prestigioso e vede tra i protagonisti attori del calibro di Cicely Tyson e Paul Winfield (prima coppia di attori afro-americani ad essere candidati agli Oscar come protagonisti nel 1972 per lo stesso film, il drammatico Sounder), mentre Quincy Jones firma parte della colonna sonora. La storia analizza il processo storico della schiavitù di una famiglia africana dalla cattura del primo avo nel 1750 fino alla liberazione dell’ultimo successivamente alla guerra civile. Considerato il grande successo, il network mette subito in cantiere un sequel dal titolo Roots: le nuove generazioni che verrà trasmesso due anni dopo e otterrà una percentuale di ascolti altrettanto clamorosi, mentre nel 1993 ne verrà realizzato un altro dalla CBS, sempre da un romanzo dello stesso scrittore, che ripercorre le vicende di una delle discendenti della famiglia di Kunta Kinte, Queen, il cui titolo ha il medesimo nome della protagonista e vedeva nei panni dell’eroina una ancora sconosciuta e giovanissima Halle Berry, affiancata ad Ann-Margret. Parimenti importanti sono altri lavori realizzati nello stesso periodo con alla base storie personali sullo sfondo di avvenimenti storici di ampio respiro. Nel 1983 lo sfondo australiano ed europeo nell’arco di oltre 50 anni del Novecento è alla base delle peripezie di tre generazioni della famiglia Cleary e di un prete (interpretato dall’idolo del piccolo schermo di quegli anni, Richard Chamberlain) innamorato e ricambiato dalla più giovane figlia del suddetto nucleo famigliare, in Uccelli di rovo di Daryl Duke. Anche un’altra donna, l’anziana zia (impersonata da Barbara Stanwyck, nei suoi ultimi anni di vita) vuole mettere le mani sul corpo del combattuto uomo di chiesa. Elementi da soap opera delle storie (come il raggiungimento del potere attraverso il denaro e gli inequivocabili rapporti che questo ha con il sesso e l’ambizione) si coniugano con gli eventi drammatici della Storia, raccontati attraverso i tipici toni dei romanzi di quegli anni, in questo caso basato sul best-seller di Colleen McCullough. Attraverso i topoi popolari degli eventi narrati, viene alla luce, però, lo scardinamento della Chiesa Cattolica, troppo altera, egocentrica e basata su una struttura piramidale per poter realmente fare del bene (la figura di padre Ralph). Al contrario vi è un’esaltazione della classe proletaria, poi divenuta borghese, a superare i conflitti e a riuscire a conquistare tutti i diritti e i vantaggi del Capitalismo novecentesco, lasciandosi alle spalle i retaggi del secolo precedente, anche se non riuscirà mai a “possedere” l’amore perché elemento troppo puro per i cambiamenti socio-culturali dell’epoca, nonostante la ricerca e in alcuni momenti il suo raggiungimento (la figura ribelle e moderna di Maggie). Nello stesso anno, è sempre ABC a lanciare un altro kolossal di ambientazione storica, Venti di guerra di Dan Curtis. In questa occasione, però, l’evento storico è circoscritto agli avvenimenti accaduti fra il settembre 1939, dall’invasione in Polonia, e il dicembre 1941, con l’attacco giapponese alla base militare americana di Pearl Harbor. Un affresco dei principali avvenimenti militari e politici verificatisi in quel lasso di tempo e un quadro degli stati d’animo con cui vissero gli americani segnato da interrogativi inquietanti, paure, incertezze. La base è un romanzo, diviso in tre libri, di Herman Wouk (lo stesso autore de L’ammutinamento del Caine) che fonde, come nel caso di Uccelli di rovo, gli eventi della Storia con le vicende personali della famiglia di Victor Henry, un ufficiale di marina, perfetto eroe positivo degli ideali con cui l’America “pubblicizzò” il drammatico evento attraverso il cinema e la radio. È quindi sempre la famiglia e i suoi contesti che dominano l’azione e il racconto. Una prospettiva inequivocabile da cui partono gli avvenimenti. Da un punto di vista metaforico e della semiologia la scelta di un attore come Robert Mitchum è speculare alla proiezione che gli spettatori dell’epoca avevano della sua figura e dei film del dopoguerra in cui interpretava il veterano rissoso (si pensi a quello con la placca in testa di Anime ferite, diretto da Edward Dmytryk nel 1946 e i cui titolo originale, molto poetico, è Till the End of Time, piccolo capolavoro sul tema dei reduci, dimenticato e surclassato dal contemporaneo I migliori anni della nostra vita di William Wyler). Infatti, tutti gli anziani che nel 1983 guardavano la televisione la guerra in questione se la ricordavano bene. Si crea, nell’immaginario collettivo, una Storia riscritta e reimpostata in cui, a differenza delle polverose e noiose pagine dei libri di scuola, a predominare non sono gli eventi in se ma il loro girarci intorno attraverso storie private. Numerosi e diversi eventi furono presi sotto il microscopio di queste strutture narrative con sfondi storici di ampio respiro: la guerra civile in North & South, volume uno e due tra il 1985 e il 1986, e nell’infinito, oltre 1000 minuti, la seconda guerra mondiale nel sequel di Venti di guerra, War & Remembrance, nella stagione 1988-89, con Sir John Gielgud, Barry Bostwick, Jane Seymour. Negli anni ’90, con il massiccio successo dei canali via cavo, ABC con tali produzioni conosce un periodo di crisi di ascolti. Vi è quindi un momento di transizione. L’unico successo rilevante è nell’ambito della serie con Twin Peaks, il cui esempio permetterà un notevole stravolgimento nella vita e nella costruzione dei prodotti successivi. La realizzazione di film per la televisione e miniserie, come per CBS e NBC, si assottiglia. Poche quelle rilevanti tra le quali ricordiamo quelle presentate da Oprah Winfrey nel suo ciclo Oprah Winfrey Presents… come First Do No Harm di Jim Abrahams, che segna il ritorno di Meryl Streep in tv dopo 19 anni di assenza (dai tempi di Olocausto), nelle vesti di Lori Reimuller, madre combattiva nel cercare una cura per il figlio epilettico; Before the Women Had Wings, sempre del 1997, storia di una bambina tormentata e selvaggiamente picchiata dalla madre alcolizzata (interpretata da una notevole Ellen Barkin); Tuesdays with Morrie, trasmesso nell’autunno 1999, tratto da un romanzo di Mitch Albom, è ricordato per essere l’estremo lavoro di un Jack Lemmon morente (sullo schermo e nella vita) nelle vesti di un vecchio docente universitario; altri film sempre nella stessa serie e tratti da libri di Mitch Albom, con argomentazioni a lui care, come la morte e il rapporto che le persone hanno con coloro che passano oltre, sono nel 2004 Five People You Meet in Heaven di Lloyd Kramer, con Jon Voight ed Ellen Burstyn, nel 2007 For One More Day, sempre di Kramer e sempre con Burstyn, ma affiancata da Michael Imperioli e il recente Have a Little Faith con Laurence Fishburne e Martin Landau. Grande successo ottenne il sontuoso biopic in due parti su Judy Garland, Life with Judy Garland: Me & My Shadows diretto da Robert Allan Ackerman, esperto autore di ritratti femminili, e interpretato dalle ottime Judy Davis e Tammy Blanchard, rispettivamente nella adulta e adolescente protagonista. Dalla stagione 2001/2002 le sorti del network sono notevolmente migliorate attraverso la serie Alias, ma è stata poca cosa rispetto al lustro che Lost, Desperate Housewives e Grey’s Anatomy le hanno dato negli anni successivi.