Dal nostro inviato ALESSANDRO ANIBALLI
Ascolta le interviste di RADIOCINEMA ai protagonisti del film:
Con 394 Trilogia nel mondo, Massimiliano Pacifico riesce a far rivivere quella sensazione transitoria, malinconica e fugace dell’attore sradicato dalla sua terra, in perenne viaggio in città e teatri che non conosce, alla ricerca della convinzione e della disposizione d’animo che gli consenta di mettere in scena il suo talento per poi sottoporsi al giudizio di un pubblico estraneo e straniero, cercando naturalmente di far arrivare sempre la propria voce fino all’ultima fila. Il film, presentato alla 29/a edizione del Torino Film Festival nella sezione Cinema e cinemi, è il reportage della lunghissima tournée teatrale in giro per il mondo della compagnia di Toni Servillo che ha portato in scena la Trilogia della villeggiatura di Carlo Goldoni per ben due anni in 394 repliche, dal 2008 al 2010 (e diventano quattro se si considera anche la tournée italiana, partita nel 2006). Pur essendo evidente che protagonista del film è lo stesso Servillo, non v’è dubbio che è la condizione stessa della vita dell’attore a emergere dalla visione di 394 Trilogia nel mondo per via dell’attenta documentazione della vita quotidiana della compagnia, tra la scena e il fuori-scena.
Con un montaggio inizialmente molto veloce, Pacifico riesce a trasmettere alla perfezione l’erraticità della compagnia, per poi soffermarsi nel momento in cui La trilogia della villeggiatura arriva a Mosca e quindi a San Pietroburgo, dove riceve un’accoglienza entusiastica. Poi il tourbillon riprende fino a trovare un nuovo lungo capitolo in Spagna, unico momento di difficoltà per lo spettacolo. Per questo la Russia e la Spagna rappresentano i due poli ideali sia del film che della tournée (con al centro il trionfo di New York): da un lato la condivisione dell’arte teatrale e la consapevolezza di una radice comune, al di là delle differenze linguistiche, dall’altro – in Spagna – la drammatica constatazione della scomparsa dell’idea stessa di edificio teatrale in quel paese, sostituita da architetture sur-moderne, fredde, enormi e minacciosamente razionaliste. Perciò 394 Trilogia nel mondo, partendo dall’esperienza di Servillo e dei suoi attori, riesce a raccontare il residuo del concetto di teatro, la resistenza di una forma di spettacolo da sempre a stretto contatto con la vita. E, infatti, è lo stesso Servillo a osservare che se il cinema per un attore è una parentesi, il teatro invece accompagna il percorso esistenziale e il personaggio che si porta in scena non può che modificarsi in base a quel che accade intorno a lui, come la morte di qualcuno che si conosce o lo scoppio di una guerra.