Torna l’Asiatica Film Mediale, ormai giunta all’undicesima edizione: al centro ci saranno la Cina e Taiwan
12/11/10 – Giunta ormai all’undicesima edizione, l’Asiatica Film Mediale conferma la sua sostanza di festival capace di andare oltre la semplice selezione di film. Infatti, l’Asiatica da sempre rivolge il suo sguardo alle cinematografie dell’oriente, estremo e non, allargando il campo d’interesse anche alle situazioni politiche e sociali di quei paesi. Ne è un esempio lampante il focus di quest’anno dedicato alla Cina e in particolare alla Rivoluzione Culturale (che segnò il Paese di Mezzo dal 1966 al 1976), un periodo storico di cui ancora si ha difficoltà ad averne una visione oggettiva. In tal senso, saranno organizzati dal festival dei veri e propri convegni in cui faranno da relatori degli esperti quali Renata Pisu e Angela Pascucci. Il tema degli incontri ha il titolo di Cinema e Propaganda e sarà oggetto di trattamento anche l’influenza che il maoismo ha avuto in altri paesi dell’estremo oriente, dalla Cambogia alle Filippine. Inoltre il direttore della manifestazione Italo Spinelli ha invitato a intervenire anche la produttrice Peggy Chiao che ci guiderà alla scoperta del Focus su Taiwan, altro evento centrale di questa edizione dell’Asiatica, un omaggio che si aprirà con la proiezione di The terrorizer (1986), film diretto da Edward Yang, grande e compianto maestro del cinema dell’isola di Formosa.
Tra gli ospiti illustri della rassegna vi saranno Tsai Ming Liang, Jia Zhangke (che presenta il suo ultimo film I Wish I Knew, già visto a Cannes 2010) e Wang Bing, il cui The Ditch resta ancora oggi uno dei ricordi più forti della 67. Mostra del Cinema di Venezia. Wang Bing tra l’altro resterà per diversi giorni in Italia, visto che a Milano l’associazione Filmmaker ha organizzato una retrospettiva completa della sua opera (dal 16 al 21 novembre al cinema Gnomo).
Oggi, venerdì 12, l’Asiatica inizia con una proiezione subito imperdibile: un bio-pic su Confucio, Confucius, 1940, diretto da Fei Mu, grande e indiscusso capofila del classicismo del cinema cinese, autore tra l’altro di Spring in a Small Town (1948). E l’idea di cominciare da Fei Mu, riconosciuto oggi dai suoi colleghi come “padre nobile” della cinematografia mandarina, così come l’intuizione di mostrare una vecchia versione di Confucio, cui la nuova industria cinematografica cinese ha dedicato di recente un film poiché il confucianesimo è oggetto di una generale tendenza alla rivalutazione dopo gli anni del dimenticatoio maoista, sono entrambi esempi calzanti di come l’Asiatica abbia l’obiettivo di far incontrare cinema e società.