L’università Ca’ Foscari di Venezia, grazie ad un gruppo serio e affiatato di lavoro, coordinato dalla professoressa/delegata generale del festival Maria Roberta Novielli porta avanti il progetto del Ca’ Foscari Short Film Festival, nato nel 2011 all’interno dell’ateneo e che continua a far crescere e sviluppare un suo festival del cortometraggio, rafforzando la sua identità anno dopo anno. Con sorpresa e apprezzamento, già dalla prima edizione, era chiaro che gli studenti erano il cuore pulsante della kermesse, presenti dietro la macchina organizzativa, sia nella selezione dei cortometraggi realizzati dai loro colleghi delle scuole di cinema di tutto il mondo (dalla scuola Fresnoy, l’indiana Whistling Woods International, al Ngee Ann Polytechnic di Singapore), sia per tutta la parte tecnica/logistica: dalla preparazione del catalogo in digitale, ai materiali stampa per i giornalisti, alla sottotitolazione, alla preparazione della diretta streaming del festival, ricezione degli ospiti ecc. Oltre 150 gli studenti volontari, coordinati da figure professionali di tutti i settori di competenza. Il comitato scientifico, proprio per continuare l’opera di formazione, è composto da figure di spicco della critica cinematografica, da studiosi e professionisti della settima arte: Irene Bignardi, Roberto Calabretto, Cecilia Cossio, Vincenza D’Urso, Roberto Ellero, Flavio Gregori, Keiko Kusakabe, Laura Marcellino, Carlo Montanaro, Elena Pollacchi. Senza contare una giuria che quest’anno può annoverare il candidato al Premio Nobel, scrittore, poeta, pittore e autore teatrale Ko Un, la critica e saggista Piera Detassis, l’attore Giulio Scarpati, pronti a premiare uno dei 30 cortometraggi selezionati sugli oltre 100 giunti al Festival da ben 30 paesi diversi. Cinque le opere italiane provenienti dal Centro Sperimentale di Cinematografia e dai diversi corsi Dams d’Italia. Ogni anno i lavori di fine diploma degli studenti migliorano per qualità e spaziano dall’animazione in stop motion al digitale, a opere di pura fiction, ai documentari; sempre con storie che stupiscono per l’originalità nel trattare temi della contemporaneità. E, se nel primo anno la tendenza nei corti selezionati era legata alla situazione politico-sociale, quest’anno a prevalere è la commistione di generi tra fiction, documentari e animazione che spesso coesistono nello stesso lavoro, come dimostra Vie de rêve en promotion della regista belga Ellen Salome, il racconto biografico tedesco-coreano Mee di Letty Felgendreher, il malinconico Vaesen di Andian Dexter, The Ordinary job di Erika Monte, Elisabetta Masiero, Eleonora Remigi, Silvia Galasso, Sara Menegazzi, Salvatore Comito. Il sociale e i problemi dei giovani trovano spazio nei lavori di pura denuncia come Bawdi di Vivek Soni, sui matrimoni combinati in India, in Yabuki machi di Mitsuaki Saito che ci porta a Fukushima dopo il disastro nucleare, The apple’s fault di H. David Koren, una storia di amore e di violenza nel cuore di Israele.
Inoltre il festival è arricchito da 14 retrospettive, un workshop tenuto da Oscar Iarussi sul cinema on the road: da John Ford a Spike Lee e il workshop “La musica disegna il cinema” tenuto da Roberto Calabretto. Il focus sarà sul cinema della regista belga-marocchina Yasmine Kassari, autrice del pluripremiato L’enfant endormi. Previsto anche un approfondimento sull’Asia con i lavori della scuola coreana del Kafa (attiva dal 1984 e fucina per i più famosi registi, uno su tutti Bong Joon-ho, autore di The Host) e uno speciale sul regista d’animazione nipponico Makoto Shinkai. E poi, grande attenzione ai temi più caldi anche a livello mondiale, con un programma speciale di proiezioni sul tema dell’acqua, visto che il 22 marzo è la Giornata mondiale dell’acqua e va promosso un uso responsabile del ‘petrolio’ (per valore) del nostro futuro, soprattutto tra i giovani. Giovani che soprattutto attraverso i social network hanno promosso molto bene il festival e il corcorso Video&Sostenibilità (sociale, economica e ambientale), rivolto ai filmaker under 35 ai quali è stato chiesto di mandare opere di massimo 5 minuti di durata, girati con qualsiasi mezzo.
Presente, futuro ma anche passato all’Auditorium Santa Margherita, per poter trarre insegnamento da opere di grandi del passato: dall’interprete delle commedie slapstick dell’era del muto Charlie Bowers, alla scuola russo-francese, ai primi corti di Sergej Ejzenstejn e opere di Eugene Deslaw e Dimitri Kirsanoff.